Undici anni e quattro mesi per uno, sette anni e sei mesi di reclusione per l’altro. È quanto deciso ieri in tribunale dal collegio presieduto dal giudice Pier Luigi Di Bari, dopo più di due ore di camera di consiglio, al culmine del processo nei confronti di due cittadini di origine albanese di 28 e 29 anni, arrestati in flagranza nel luglio scorso con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente, con l’aggravante dell’ingente quantità. Il pm Roberto Ceroni aveva chiesto rispettivamente dodici e otto anni, già scontati di un terzo secondo quanto previsto dal rito abbreviato prescelto.
L’operazione della Squadra mobile era iniziata con la perquisizione dell’auto, con la quale uno dei due imputati si era recato da Firenze a Bologna e al cui interno erano stati trovati cinque chili e mezzo di cocaina. Il controllo degli agenti si era poi esteso alle due case nella disponibilità dell’altro spacciatore, dove sono state sequestrate 55 confezioni di hashish, per un totale di 440 chili, e 30 confezioni di cocaina di un peso complessivo di 32 chili, insieme a tre frullatori, bilance di precisione e macchine per il confezionamento sottovuoto. La droga, pronta per essere immessa sul mercato delle principali piazze di spaccio bolognesi, avrebbe fruttato intorno ai tre milioni di euro. In quell’occasione, gli uomini della Mobile avevano rinvenuto anche 61mila euro in contanti e una pistola, senza matricola, con sei proiettili. L’operazione si era snodata tra le vie Rocchi, Fiacchi e Vizzani, in zona Murri.
Nella precedente udienza entrambi gli imputati avevano rilasciato dichiarazioni spontanee: il primo, quello cioè condannato a sette anni e mezzo e difeso dall’avvocato Giovanni Voltarella (che ne aveva chiesto l’assoluzione per mancanza di prove), si era detto estraneo ai fatti, riconducendo la sua presenza a Bologna quella mattina alla necessità di ritirare alcuni strumenti per la sua professione di imbianchino. Non solo: l’uomo aveva anche riferito di non essere a conoscenza del fatto che nella busta portata in auto dal suo connazionale fosse presente della droga. Ora, rimarrà agli arresti domiciliari nella sua abitazione in provincia di Firenze, dove già si trovava dai mesi scorsi.
L’altro imputato, condannato a 11 anni e 4 mesi e difeso dall’avvocato Alessandro Cristofori insieme con il collega Artur Manaj del foro di Firenze, aveva riconosciuto lo sbaglio ricollegandolo alla dipendenza da cocaina.
Per quest’ultimo, il giudice ha respinto la richiesta di arresti domiciliari avanzata dalla difesa: rimarrà quindi in carcere dove inizierà anche un percorso di disintossicazione. Nei prossimi mesi, dopo la lettura delle motivazioni della sentenza, è probabile che gli avvocati presenteranno ricorso in Appello.
Chiara Caravelli