REDAZIONE BOLOGNA

In cammino tra le storie dell’Appennino

Il libro di Enrico Barbetti è un viaggio a passo lento fra itinerari sconosciuti, borghi abbandonati e personaggi che si perdono nel tempo

di Luca Orsi

’Storie e sentieri dell’Appennino’ (Biblioteca Clueb) è un libro da leggere con il passo lento e cadenzato di chi sa camminare in montagna. Enrico Barbetti – giornalista del Carlino, profondo conoscitore di quella affascinante terra di mezzo che è il cosiddetto ‘Appennino profondo’, fra itinerari sconosciuti e dimenticati – ci fa da guida per valli e costoni, fra borghi abbandonati e faggeti, antichi mulini (nella sola Valle del Savena ne erano censiti 41) e torrenti.

Quella in cui Barbetti accompagna il lettore è un’escursione che non si misura calcolando dislivello e chilometri, tempo e difficoltà. Ma ascoltando "i milioni di passi accumulati sul nostro cammino" da "migliaia di piedi che hanno calpestato lo stesso sentiero per anni, decenni, secoli, a volte millenni".

Nelle pagine del libro incontriamo parte di questa umanità in cammino. Fatta di pastori, carbonai, venditori ambulanti, contadini e mugnai. Ma anche eserciti, nazisti e partigiani.

Barbetti ci racconta favole antiche di personaggi che si perdono nel tempo. E storie più recenti, con la voce di chi ne è stato testimone.

C’è la ‘Bellosta’, conturbante ostessa di un’osteria sulla riva destra del Rio del Piattello, che una sera di Carnevale si trovò a ballare con il diavolo. E ci sono i ricordi di Aldo Santi, classe ’43, bambino quando un’enorme frana si staccò sotto la vetta del monte dei Cucchi e la montagna venne giù. C’è la storia di Rodolfo Pini, "l’ultimo eremita", di cui pochi ormai ricordano. Dopo un’incidente in una miniera francese, Pini si isolò a Libraga con i suoi animali, in una casa oggi assediata e semisepolta dalla boscaglia.

E ci sono i racconti dell’ultimo inverno di guerra, con il fronte che passava sotto Rocca Corneta, "fra Lizzano in Belvedere, che stava già nell’Italia liberata, e Trignano, che era ancora in quella occupata dai nazifascisti". Qui nacque Felice Pedroni, nome sconosciuto ai più, cercatore d’oro in Alaska con il nome di Felix Pedro, fondatore della città di Fairbanks.

Barbetti dà voce a questi e altri racconti ("ministorie fuori dal comune") perché si possa "continuare a tenere viva la memoria di un nostro passato, anche recente, ma che le nuove rotte della geografia umana sembrano relegare fuori dal tempo".

Se ci interessa "vedere quello che ci siamo lasciati dietro le spalle – scrive l’autore – dobbiamo abbandonare le strade più battute e prendere altre vie. Ad esempio, le vallate tagliate fuori dalle autostrade, i borghi spopolati dall’emigrazione, i monti che non fanno curriculum. Perfino i sentieri ormai cancellati dalle mappe perché non portano da nessuna parte".