In bici in cerca del ritmo: "Così ritroviamo noi stessi"

Sara Poluzzi presenta oggi in Montagnola il suo libro ’Bike coaching’ "Ogni itinerario può essere affrontato a tappe. E la salita è la cosa migliore".

In bici in cerca del ritmo: "Così ritroviamo noi stessi"

In bici in cerca del ritmo: "Così ritroviamo noi stessi"

Lo sviluppo personale è argomento diffuso, ma oggi, alla ricca letteratura sull’argomento, si aggiunge un libro sul ’Bike coaching. Percorsi in bici fuori e dentrodi te’. L’autrice è la bolognese Sara Poluzzi, che nel 2020 si è inventata questa professione, si può proprio dire, (l’ha registrata) e questa sera alle 19 al parco della Montagnola presenterà il testo con il co-autore Roberto Tomesani, noto cicloattivista che per Pendragon ha curato i percorsi in bici. La teoria è che attraverso la bicicletta si può trovare un proprio posto nel mondo con il proprio ritmo.

Sara Poluzzi come lavora il bike coaching?

"Il coaching lavora da oggi in avanti sulle risorse che la persona può mettere a disposizione per gli obiettivi che vuole raggiungere. È un modo di prendersi cura di sè, di voler essere più coraggiose e coraggiosi nel voler accettare le sfide, di essere più indipendenti nell’affrontare le cose della vita e capire come gestirle. Il tutto attraverso l’uso della bicicletta".

Come ha lavorato con Tomesani?

"Abbiamo scelto, capitolo per capitolo, uno o due itinerari che si potevano adattare. Anche quelli apparentemente più difficili si possono invece dividere in varie tranche, come l’Eroica, e arrivare al traguardo".

Cosa avete scelto per la salita?

"La salita è l’esercizio più divertente e importante perché è la situazione in cui non abbiamo il controllo delle variabili esterne. In salita si impara a controllare se stessi, l’unica cosa che possiamo fare nella vita. Quindi spiego come ragionare sull’ascolto corporeo che può portarti ad arrivare dove vuoi. In salita innanzitutto si smonta il primo stereotipo".

Qual è?

"Chi può fare una salita. Tutti possiamo farla, basta essere in buona salute e avere una bici con le marce. Bisogna poi decostruire certi atteggiamenti mentali. E prendo ad esempio il classico ciclista da strada super allenato, con la bici da corsa che il sabato va in fondovalle. Ecco, lui ti direbbe di guardare la ruota e spingere più che puoi, ma è chiaro che questo può farlo solo chi è allenato. La maggior parte delle persone alle prime armi rischia di demotivarsi. Quindi io dico invece di guardare lontano per avere il controllo della situazione. E di risparmiare le energie. Infine possiamo scendere e spingere se non ce la facciamo più. Insomma, l’immaginario eroico della bici va dimenticato e fatto proprio con nuove prospettive".

Benedetta Cucci