BENEDETTA CUCCI
Cronaca

Imbrattato Palazzo Albergati Scritte contro la mostra su Banksy "La sua arte non è in vendita"

La presidente di Artemisia: "Procederemo con la denuncia". L’associazione è già al lavoro per rimuovere il graffito. Le spese di pulitura saranno a carico del writer che però si smarca: “Firma apocrifa, quel giorno ero a Roma”

Imbrattato Palazzo Albergati  Scritte contro la mostra su Banksy  "La sua arte non è in vendita"

Imbrattato Palazzo Albergati Scritte contro la mostra su Banksy "La sua arte non è in vendita"

di Benedetta Cucci

‘Banksy is not for sale’, ovvero: Banksy non è in vendita. È apparsa questa scritta in viola e rosso, nella notte, sul muro esterno di Palazzo Albergati in via Saragozza, una delle architetture più importanti del Rinascimento bolognese. È apparsa accanto all’entrata e al manifesto che segnala la mostra ‘trittico’ con opere di Banksy, Jago e TVBoy, in corso fino al 28 maggio. L’autore della scritta è stato già rintracciato, perché l’ha anche firmata, ma per ora, come racconta Iole Siena, presidente di Arthemisia, "si sta ancora cercando di capire a chi tocca l’onere della pulizia": Comune o proprietari?

Signora Siena, come procede la rimozione della scritta?

"Abbiamo mobilitato carabinieri, Comune e abbiamo anche rintracciato il writer autore della scritta. Stiamo cercando di capire col Comune se è un’operazione che può prendere in carico, visto che in altri casi è intervenuto. Insomma stiamo facendo un po’ di chiarezza sulle pratiche amministrative del Comune che non sono molto chiare, comunque verrà presto rimossa".

Quindi la scritta è firmata.

"Di per sé è una boutade di un writer semisconosciuto che si chiama Carlo Smec, in cerca dei suoi cinque minuti di gloria, collegando la sua scritta a una mostra che ha avuto un grande successo, avendo superato i 100mila visitatori, ma la cosa naturalmente va condannata, perché imbrattare palazzi storici non è mai una buona cosa. Quello che scrive è molto banale e firmando si fa pure riconoscere".

I famosi quindici minuti warholiani gli costeranno un bel po’. "Eh sì, anche perché imbrattare monumenti o palazzi storici è un reato. Procederemo col fare la denuncia in accordo con la famiglia Bersani, proprietaria del palazzo e poi sarà quel che sarà. I carabinieri ci sono stati molto vicini, ma sulla rimozione, come ho detto, si vedrà, perché pare che il Comune si faccia carico solo della rimozione di cose offensive. In ogni caso anche le spese di pulitura ricadranno sul writer"

Ma poi, Banksy, è veramente ‘not for sale’? Quelle in mostra a Palazzo Albergati sono di un collezionista, no?

"Le opere in mostra sono di un privato che le ha acquistate da galleristi, quindi non è che siano state rubate dalla strada. Sono commerciali a tutti gli effetti. Poi che Banksy non riconosca le mostre che fa è un altro discorso, in fondo non legittima ma neppure si oppone. Quando vuole opporsi lo fa tranquillamente, come è successo a suo tempo a Milano col merchandising, con una causa che poi ha perso. Ma se pensiamo che di mostre su Banksy ne aprono una ogni cinque minuti. Anche le mostre, per lui, sono promozione e le opere che i galleristi vendono pure. Sennò come si manterrebbe? C’è la strada e poi c’è la mostra. Una scritta così apparsa sul palazzo fa pensare a una persona che si è stizzita perché doveva comprare il biglietto".

La precisazione

Il writer tirato in causa, al secolo Carlo Zannini, ribatte però dicendo che “9/5/2023 si trovava a Roma”.

La scritta riportata sul Palazzo Albergati è quindi “apocrifa, ed il gesto è da ascrivere alla responsabilità di terzi che, evidentemente, hanno usato un tratto grafico che potrebbe richiamare a quello che contraddistingue il mio cliente – scrive l’avvocato dell’artista – ma, a ben vedere, se ne differenzia in maniera significativa”.