di Nicoletta Barberini Mengoli
GIORNI fa, la docente di storia dell’arte moderna della nostra Università, Barbara Ghelfi, ha tenuto una conferenza in una casa privata sul valore dei ritratti nella storia, riferendosi in particolare a un personaggio del celebre casato Hercolani. Ne riporto una breve sintesi. Come e più di altri manufatti artistici, nel Rinascimento i ritratti di principi aristocratici ebbero una larga circolazione, poiché costituivano doni graditissimi e preziosi nel circuito della commitenza privata ed erano i legati all’immagine della casata.
Veri e propri simboli di appartenenza ad uno status, in grado cioè di esplicitare il ruolo ricoperto dal ritrattato e i prestigiosi legami di sangue, venivano dipinti negli ambienti di rappresentanza dei palazzi aristocratici del tempo. È il caso del pregevole Ritratto a figura intera che ha come protagonista il capitano di ventura forlivese Cesare Hercolani, membro di una delle casate più importanti dell’Emilia e della Romagna e noto alla storiografia come il "vincitore di Pavia" per aver ferito il cavallo di Francesco I, re di Francia, durante la battaglia di Pavia nel 1525.
La tipologia dell’effige che venne eseguita dal pittore ravennate Luca Longhi, è quella tipica dell’uomo d’armi, elegantissimo nella ricercata armatura con finimenti dorati e ripreso da Longhi nella posa ufficiale che pone in risalto ricchezza e potere. Si tratta di un raro documento della ritrattistica della casata, anche perché Cesare Hercolani, giovane e coraggioso condottiero, scomparve a soli 38 anni, quindi ne resta una vera testimonianza storica. Numerosi sono i ritratti militari, nobili o di antiche famiglie alto borghesi, molto simili tra loro sia pittoricamente sia nell’impianto compositivo, prodotti in ambito bolognese nella seconda metà del Cinquecento. Ma non solo, perché la consuetudine di farsi ritrarre è propria di tutta l’Europa. Fortuna dei posteri che possono avere dei riferimenti veritieri.