REDAZIONE BOLOGNA

Il "rumore" di Beppe Maniglia verso la prescrizione

L’artista bolognese, a processo per disturbo della quiete pubblica, si è presentato ieri in tribunale in pantaloncini e canottiera

Si avvia a passi spediti verso la prescrizione il processo a Beppe Maniglia, per anni protagonista, assieme alla sua moto e agli enormi amplificatori, della musica in piazza Maggiore e del Nettuno. E proprio per questa musica, nel 2016, una cittadina – che non si è mai costituita parte civile – lo denunciò, accusandolo di averla disturbata con le sue note esibizioni a tutto volume.

Perciò ieri mattina Giuseppe Fuggi – vero nome dell’artista – si è presentato in aula davanti al giudice Renato Poschi, affiancato dal proprio avvocato Martino Macchiavelli.

La vicenda comincia appunto ad aprile 2016; a giugno dello stesso anno Maniglia fu condannato a pagare un’ammenda di 7.500 euro, ma due mesi dopo aveva presentato l’opposizione. L’udienza di ieri è stata quindi rinviata al 12 luglio prossimo; ma il reato contravvenzionale si prescriverà prima, tra aprile e maggio, considerando i cinque anni trascorsi dal fatto e pure il periodo del lockdown durante il quale i termini erano sospesi.

Beppe Maniglia non ha rinunciato neppure in questa occasione a fare scalpore: puntualissimo, si è presentato in tribunale sfoggiando un look ben poco ortodosso, con canottiera e pantaloncini corti nonostante la fredda mattina di dicembre. Diversi cittadini e pure alcuni avvocati lo hanno riconosciuto e salutato, al suo ingresso in via Farini.

L’avvocato Macchiavelli si è detto "molto soddisfatto del fatto che ci si avvii alla prescrizione, sia perché viene premiata la scelta tecnica di essersi opposto al decreto e di aver richiesto il dibattimento, poiché non sempre i riti alternativi premiano, sia perché si tratta di musica, che non può essere equiparata al rumore, quello che purtroppo dobbiamo quotidianamente sopportare in città, ed era anzi anche molto apprezzata dai bolognesi". Inoltre, l’avvocato attacca "la riforma della prescrizione, che avrebbe protratto un processo come questo a scapito di altri con reati più gravi".

Non è la prima volta che Beppe Maniglia affronta vicende giudiziarie. Nel 2017 il giudice Silvia Monari lo assolse dalle accuse di oltraggio e minaccia a pubblico ufficiale dopo la lite, avvenuta nel marzo 2014, con due agenti della municipale che gli intimarono di abbassare il volume della musica diffusa dai suoi amplificatori in piazza Nettuno. All’epoca, Maniglia spiegò in tribunale di non avere "mai offeso o fatto del male a nessuno nella vita: volevo solo suonare". Una vicenda simile aveva affrontato un anno prima, sempre per resistenza, oltraggio, e pure disturbo della quiete pubblica; fu scagionato con l’archiviazione da parte del giudice per le indagini preliminari. In tutti questi procedimenti è stato difeso dal medesimo avvocato Macchiavelli.

f. o.