BENEDETTA CUCCI
Cronaca

Il ritorno di Mick Harvey: "Qui con un live delicato"

Il musicista, ex Bad Seeds, e produttore australiano stasera a Frida nel parco "Con me e Amanda Acevedo ci sarà un quartetto d’archi: un effetto bello".

Il ritorno di Mick Harvey: "Qui con un live delicato"

Il ritorno di Mick Harvey: "Qui con un live delicato"

Uno dei più versatili musicisti in circolazione, l’australiano Mick Harvey, polistrumentista già fondatore dei Birthday Party e dei Bad Seeds con Nick Cave (e vi ha militato fino al 2008). Ma anche produttore e arrangiatore per PJ Harvey, Anita Lane, Rowland S. Howard e Robert Forster. L’artista sarà questa sera a Frida nel Parco per un concerto che vedrà al centro le canzoni degli ultimi due album, Phantasmagoria in Blue del 2023 e Five Ways to say goodbye del 2024, entrambi usciti per Mute Records, raccolte di cover (omaggi a Ed Kuepper co-fondatore dei The Saints, Lo Carmen e Lee Hazelwood) e originali della coppia che forma con la cantante e regista messicana Amanda Acevedo.

Mick Harvey, come ha pensato il live di questa sera a Bologna?

"Portiamo lo stesso set che abbiamo fatto durante l’intero tour. Suoniamo principalmente brani dei due album recenti e ovviamente sono affiancato da Amanda Acevedo in questo. Abbiamo ridotto la presentazione solo a noi due con un quartetto d’archi che ogni volta cambia a seconda della città in cui suoniamo, visto che cerchiamo di collaborare con musicisti del posto. In questo caso ci sono Alma Napolitano e Alessandro Trabace ai violini, Irene Gentilini alla viola, Giuseppe Franchellucci al violoncello. L’effetto è molto bello e delicato anche perché entrambi i progetti sono stati concepiti con gli archi come elemento centrale del suono, quindi sono completamente integrati".

’Five Ways to Say Goodbye’ è un album sugli addii e sui modi per dire addio, oltre a essere la chiusura della serie di cinque album iniziata nel 2005. Come ha lavorato tra i vari pezzi, a ’Ich Hab’ Noch Einen Koffer in Berlin’ di Marlene Dietrich che diventa ’A Suitcase in Berlin’?

"Non è necessariamente la fine della serie di cinque album. Mai dire mai. È molto probabile che non farò un altro disco in questo formato, ecco. Ich Hab’ Noch Einen Koffer in Berlin venne scritto nel 1922, quindi la versione di Dietrich fu molto più tarda e senza dubbio intesa come un malinconico riflesso della condizione di Berlino dopo la Seconda Guerra Mondiale. La cosa principale da fare era aggiornare i versetti perché nulla in essi aveva senso. La seconda strofa, in particolare, citava molti luoghi di Berlino che semplicemente non esistono più. Inoltre, volevo aggiornare le informazioni in generale e personalizzarle. Il resto, i ritornelli, sono una traduzione diretta dell’originale".

Se dovesse scegliere delle canzoni dei Bad Seeds da reinterpretare e riarrangiare, quali sceglierebbe?

"Non lo farei, non credo. In ogni caso dovrebbe essere una canzone di quelle scritte dopo che me ne sono andato, forse Push the Sky Away".

Lei ha scritto varie colonne sonore, le piacerebbe lavorare di più su progetti di musica per il cinema?

"Non mi piace molto lavorare sui film ora. Le moderne tecniche di editing nei computer hanno portato il montatore e il regista a diventare quasi dei supervisori musicali e come compositore non ti viene più data molta libertà. Ora mi sto concentrando maggiormente su altre cose, canzoni in particolare".