di Nicoletta Tempera
"Giacciono da diverso tempo all’ufficio gip le richieste per l’emissione di misure cautelari a carico di una ventina di spacciatori della Bolognina. Che, se venissero emesse, darebbero respiro alla zona, liberandola in maniera concreta da questi soggetti". Il questore Isabella Fusiello ne è da sempre convinta: "Per la sicurezza ciascuno deve fare la sua parte".
A ciascuno il suo. Alla polizia la prevenzione e la repressione, ai cittadini l’attenzione e le buone prassi, alla magistratura l’emissione di misure che siano in qualche modo adeguate affinché l’obiettivo comune, ossia il bene sociale, venga raggiunto. E il bene sociale, in Bolognina, è lo sradicamento di quelle sacche di delinquenza, rappresentate da gruppi nutriti di spacciatori che bivaccano dalla mattina alla sera nella zona del Mercatino di via Albani, in via Tibaldi e in via Nicolò Dall’Arca. Soggetti pluripregiudicati, arrestati più e più volte. Che, nel tempo di una direttissima, vengono messi fuori. E tornano, così, a rendere impossibile la vita di commercianti e residenti. "Per alcuni di questi soggetti, a seguito di un’intensa attività di indagine della Squadra mobile, sono stati chiesti provvedimenti di limitazione della libertà personale", spiega il questore. Ma da mesi, quelle richieste, sono ferme in tribunale. E così queste persone restano libere di delinquere. E lo stesso accade quando a fatti gravi seguono misure cautelari blande come l’obbligo di firma o il divieto di dimora. "È successo così per il trentenne arrestato per tentata rapina e lesioni in via Zanardi sabato – spiega il questore –. È stato da noi, in camera di sicurezza, fino a lunedì mattina. Sette pattuglie sono state distolte, per la sua vigilanza, dal controllo del territorio. E ieri mattina, in direttissima, è stato condannato a un anno e quattro mesi, pena sospesa". Ossia, già libero di tornare a delinquere.
Il caso è analogo a quello del rapinatore arrestato dai carabinieri giovedì perché, già all’obbligo di firma, aveva tentato di rapinare un negozio di kebab in via Fioravanti, armato di coltello e bastone. Anche lui, dopo la convalida, è stato rimesso in libertà. Paradossalmente, di nuovo all’obbligo di firma. "Sono vicende che, agli occhi dei cittadini, generano questa sensazione di impunità – dice ancora Fusiello –. Anche per questo, per cercare di eliminare alla radice il problema, tutte le volte che è possibile chiedo ai miei poliziotti di non procedere con l’arresto, ma preferire le pratiche per l’accompagnamento ai centri per il rimpatrio e le espulsioni. Anche sabato abbiamo accompagnato due tunisini ai Cpr di Gradisca e Brindisi. È una soluzione più economica, anche in termini di risorse umane".
Le parole del questore accompagnano i servizi che da tempo vanno avanti con cadenza quasi quotidiana in Bolognina: "Sono arrivate diverse lamentele da parte dei cittadini, che ci chiedono non solo maggiore presenza, ma soprattutto una maggiore adozione di provvedimenti che possano consentire l’allontanamenti di soggetti dediti ad attività di spaccio ed illegali in generale". Ma una responsabilità, nella tutela del territorio, ce l’hanno anche i residenti: "Alcuni cittadini ci hanno riferito di cantine lasciate incustodite utilizzate da spacciatori e tossicodipendenti: se questi locali appartengono a privati vanno messi in sicurezza. Altrimenti chiederemo all’autorità giudiziaria provvedimenti di sequestro come corpi di reato".