REDAZIONE BOLOGNA

Il presidente Ucoii : "Violenze ingiustificabili. Prevenire il rischio banlieue"

Yassine Lafram: "Non si usi il genocidio di Gaza per attaccare la comunità ebraica. Ma basta polemizzare con la bandiera palestinese, è un segno di solidarietà. I giovani di seconda generazione? Difficoltà a integrarsi, soprattutto in periferia".

Yassine Lafram: "Non si usi il genocidio di Gaza per attaccare la comunità ebraica. Ma basta polemizzare con la bandiera palestinese, è un segno di solidarietà. I giovani di seconda generazione? Difficoltà a integrarsi, soprattutto in periferia".

Yassine Lafram: "Non si usi il genocidio di Gaza per attaccare la comunità ebraica. Ma basta polemizzare con la bandiera palestinese, è un segno di solidarietà. I giovani di seconda generazione? Difficoltà a integrarsi, soprattutto in periferia".

"Rischio banlieue a Bologna? Non credo, i contesti francese e nostrano sono molto differenti. Ma il dovere della politica è prevenire il peggio con misure adeguate. Ci sono condizioni di povertà e diseguaglianza di molti giovani di origine straniera che ostacolano il percorso di inserimento culturale, soprattutto nelle periferie". Yassine Lafram, coordinatore della Comunità islamica e presidente nazionale dell’Ucoii, torna sugli scontri di sabato in centro storico.

Lafram, per la prima volta è evidente la saldatura tra antagonisti, anarchici e ragazzi di seconda e terza generazione. Il caos che hanno lasciato dietro ha scioccato la città...

"Più che un corteo, mi sembra sia stata una guerriglia urbana, con anarchici, collettivi, studenti e ragazzi di origine straniera, che però erano una minoranza. Questo non significa sminuire o giustificare i loro atti, ma per comprendere quanto fosse eterogeneo questo gruppo di vandali. Ho vissuto con molta preoccupazione sia la distruzione sia i feriti tra gli agenti".

La Sinagoga di Bologna è stata imbrattata con scritte. Torna il fantasma dell’antisemitismo. Che fare?

"Ci tengo a riprendere la ricostruzione del questore Antonio Sbordone: la guerriglia di sabato è nata in chiave anti-polizia, non era connotata come antisionista e antiebraica. Detto ciò, alcuni di questi individui hanno imbrattato la Sinagoga in via de Gombruti e ho subito espresso la mia solidarietà a Daniele De Paz: non si può usare la questione Gaza per attaccare la comunità ebraica. Non c’è alcuna giustificazione".

La bandiera della Palestina all’esterno di palazzo D’Accursio continua a essere una ferita aperta per la comunità ebraica. Il sindaco Lepore ha difeso la scelta, ancora una volta, ieri in Consiglio.

"Mi spiace che si continui a polemizzare sulla bandiera, espressione della solidarietà a un popolo che sta subendo un genocidio. Non significa puntare il dito contro la comunità ebraica, parte integrante della nostra città: ogni manifestazione di razzismo e antisemitismo tocca anche noi, come xenofobia e islamofobia. Sappiamo la gravità di questi fenomeni, ma non si può legare quella bandiera ai disordini e alle violenze gratuite che la comunità ha subito"

Si è chiesto il perché di tale violenza?

"Ci sono ragazzi giovanissimi che hanno un rapporto teso con le forze dell’ordine, ci sono casi di alienazione ed emarginazione, un grave problema sociale. L’attuale polarizzazione sul tema immigrazione, aggrava la loro condizione e li fa sentire isolati, discriminati e strumentalizzati".

C’è un rischio banlieue sotto le Due Torri?

"I contesti sono molto diversi, io credo si debba prevenire affinché questi episodi non si ripetano più. La repressione, da sola, non può essere la risposta, bisogna anche sostenere l’inserimento di questi ragazzi, garantire un accesso equo al mondo del lavoro, migliorare i servizi e rafforzare il dialogo con le comunità islamiche. Inoltre, serve un investimento importante sulla formazione delle forze dell’ordine, affinché abbiano strumenti di maggiore sensibilità culturale. Gli slogan politici non bastano".

Questi ragazzi crescono secondo valori occidentali o, ad esempio, ci sono problemi a far accettare il rapporto paritario con le donne?

"Il fatto di pensare che ci sia una generazione o una comunità più o meno violenta nei confronti delle donne non aiuta la risoluzione del problema. A livello di società italiana, il numero di femminicidi è tristemente altissimo e va contrastato con tutti i mezzi possibili, ma non riguarda certo solo gli immigrati, gli uomini di origine musulmana e figli di musulmani. I dati parlano chiaro".

Andrea Bonzi