Bologna, 7 novembre 2022 - Gianluca Benamati, già parlamentare Pd per tre legislature e punto di riferimento del partito a Bologna, cosa ne pensa dell’impeto dei giovani dem che hanno lanciato in città il movimento ‘Rigenerazione’?
"Penso che le iniziative che servono a far riflettere sul percorso e sull’azione del Pd sono tutte positive. Danno voce a un’esigenza: fare presto. E bene".
Lo scopo sarebbe quello di ‘rottamare’ la vecchia dirigenza . Scontro generazionale?
"Con i miei comportamenti (Benamati non si è ricandidato alle ultime elezioni, ndr) credo dì aver dimostrato che c’è anche un tema generazionale e di novità. Non è solo un fatto anagrafico: non devono essere sempre le solite persone a decidere. E non si tratta di una generica rottamazione, ma dell’interpretazione di linee politiche chiare e di quelle competenze su cui si sviluppa l’azione del partito".
I giovani dicono: una follia cinque mesi per il congresso.
"Ritengo che il percorso sarebbe dovuto essere più breve. Ma gli organismi direttivi hanno deciso così, quindi confrontiamoci senza intenzioni da Gattopardo e senza senza false furbizie regolamentari. Nel merito e su candidature che sappiano, con chiarezza, dare forma a una linea politica e interpretarla per il bene del Paese".
I giovani Pd hanno lanciato Stefano Bonaccini.
"Dirà lui cosa vuole fare. Io penso che la sua sarebbe una delle migliori candidature oggi per il Pd. Ci sarebbe tanto bisogno a livello nazionale delle politiche messe in campo in Emilia–Romagna, la sua è una di quelle candidature che possono risolvere una fase di declino trasformandola in una fase di rilancio".
Fa ancora male la sconfitta elettorale di settembre?
"È la peggiore sconfitta di sempre da quando il Pd si è costituito, e ne mette in discussione il futuro. L’aspetto politico più doloroso è che abbiamo consegnato a un centrodestra che non è maggioranza nel Paese quasi il 60% del Parlamento. Due le ragioni del ko: l’incapacità di leggere la legge elettorale che abbiamo fatto noi, non ragionando con M5s e Renzi, e la creazione di liste assai poco competitive, che sembrano fatte più a salvaguardia di destini personali. Non si può far finta dì nulla, né si può dare tutta la colpa a Letta. Serve una riflessione che ci interroghi sulla nostra identità e sulla classe dirigente".
Sì a un nuovo partito a sinistra o è il Pd che deve rinascere?
"Le elezioni sono state vinte in passato, dall’Ulivo in poi, partendo dalle grandi ragioni della sinistra. Dall’attenzione ai più deboli fino ai diritti civili ma sapendo parlare dei bisogni veri delle persone, coniugando merito e bisogno. Abbiamo parlato a tutta la società ed è qui che bisogna tornare per vincere di nuovo. E il Pd deve ripartire dalla virtuosa sintesi del 2007 e non restare chiuso fra un M5s ( che fatico a definire sinistra) e un’area più liberale e moderata. Non è svanita la funzione politica del Pd, ma anzi va riaffermata".