"Penso che nessuno mi considererebbe una persona seria se io non andassi avanti". Così il sindaco Matteo Lepore, a margine della tappa bolognese de ‘Il treno del Ricordo-L’esodo giuliano-dalmata’ ha sottolineato ancora una volta le sue intenzioni sul futuro di Città 30. "Abbiamo ridotto gli incidenti in questo mese. Dobbiamo continuare nei prossimi mesi" ha proseguito Lepore, che è tornato sull’incontro con le categorie economiche, prima che queste facessero uscire il duro comunicato con cui dichiaravano chiuso il confronto, viste le parole del sindaco nell’intervista concessa ai quotidiani cittadini.
In particolare Lepore si è soffermato sull’ormai celebre elenco di strade che le associazioni chiedevano di riportare ai 50 km/h. "Nell’incontro questo elenco di strade non era stato presentato, sicuramente è stato portato ai giornali da alcune realtà. Noi vogliamo collaborare – ha sottolineato Lepore – ma questo elenco è di fatto un elenco di tutte le strade principali della città, non possiamo certo partire da quello".
A giudizio del sindaco, "dobbiamo partire da una misurazione della pericolosità come ci dice la stessa direttiva" delineata dal ministero delle Infrastrutture e Trasporti "che ci chiede di lavorare, non a caso, con delle istruttorie molto misurate, dicendo quali sono le strade con gli attraversamenti pedonali, l’incidentalità, le scuole, le fabbriche, gli ospedali. Queste non sono le mie parole ma sono le parole scritte nella direttiva". Quindi, "chi eventualmente vuole proporre cose diverse è giusto che, a sua volta, utilizzi gli stessi criteri. L’invito è a collaborare e non cadere nel confronto ideologico e nella battaglia della campagna elettorale".
Confronto che avverrà con il Ministero dei Trasporti nei prossimi giorni. E con il ministro Salvini, in particolare, che lo stesso Lepore vuole invitare al convegno del 28 febbraio in città sulla Città 30 e le relative direttive. "Credo che la collaborazione sia importante e che lo sia su tutti i temi ma nel rispetto delle leggi – ha puntualizzato il viceministro del Mit, Galeazzo Bignami –. C’è un articolo del Codice della Strada, il 142 secondo comma che definisce come e quando si possono cambiare i limiti di velocità di strade e tratti di strade: si può fare ma va fatto nel rispetto delle leggi che la Corte Costituzionale ha riconosciuto essere di competenza nazionale. Una volta ristabilito quel minimo principio di legalità per il quale le leggi non possono essere infrante neanche da un sindaco – chiosa Bignami – io credo che si possa avviare qualsiasi confronto, altrimenti diventa una clava ideologica con cui qualcuno vuole fare qualcosa che però non è ‘interesse pubblico ma è l’interesse di una parte".