GIOVANNI DI CAPRIO
Cronaca

Il nodo di via Carracci. L’obiettivo di Clancy: "Ridiamo alla città un immobile sfitto"

La vicesindaca e assesora alla Casa racconta il progetto: "Lo sgombero sarebbe stato un trauma per famiglie e minori della casa. Noi ci prendiamo carico dei nuclei e creiamo percorsi di recupero".

Il nodo di via Carracci. L’obiettivo di Clancy: "Ridiamo alla città  un immobile sfitto"

Il nodo di via Carracci. L’obiettivo di Clancy: "Ridiamo alla città un immobile sfitto"

"Il nostro obiettivo è quello di restituire alla città un immobile che nei prossimi decenni potrà essere utilizzato da tante famiglie, lavoratori e lavoratrici, studenti e studentesse o pensionati oggi in difficoltà nel trovare casa a prezzi accessibili". In questo modo Emily Clancy, vicesindaca e assessora alla Casa del Comune, sintetizza i lavori sul progetto per l’immobile occupato di via Carracci e racconta le linee guida del progetto.

Vicesindaca Clancy, come mai non è stato deciso di liberare da subito l’immobile?

"Posto che non è il Comune ad eseguire operazioni di ordine pubblico, la nostra valutazione è che si dovesse lavorare per evitare un sgombero che avrebbe avuto un costo sociale ed economico ben più elevato. Questa operazione segue i nostri principi, che portiamo avanti da inizio mandato. Ovvero, invertire la rotta di disinvestimento sul patrimonio pubblico per rispondere all’esigenza dell’abitare. Dunque, prima abbiamo approfondito e compreso la sostenibilità sociale ed economica del progetto e poi abbiamo mobilitato la nostra macchina, la quale ci restituisce un’operazione che darà una risposta ai soggetti fragili e ad altri che i servizi sociali riterranno necessari. Il valore di tutto questo è che stiamo andando a risparmio delle casse collettive, muovendo un patrimonio inutilizzato".

In questo caso, all’apparenza si può pensare che così facendo Comune e Acer incentivino l’occupazione di un edificio. Cosa risponde alle opposizioni insorte nei giorni scorsi?

"Avrebbero preferito uno sgombero che avrebbe causato un grande trauma alle famiglie, e avrebbero preferito pagare in un albergo dieci volte tanto quello che abbiamo speso, il tutto lasciando quell’immobile vuoto? Noi preferiamo farci carico dei problemi e lo dico a chi sventola il tema dell’illegalità e non mette un euro per il diritto alla casa dal Governo o nelle regioni che amministra tiene migliaia di case popolari sfitte".

Sulla violenza sessuale denunciata all’interno dell’edificio?

"La violenza di genere noi la combatteremo in ogni luogo. In generale, è un caso per cui ci sono indagini in corso. Quello che mi sorprende è l’uso strumentale che ne viene fatto".

Si augura che questo caso venga preso come spunto in altri casi nazionali?

"Ragioniamo sul come restituire alla collettività degli immobili oggi sfitti. Questo è quello che vogliamo esportare. Lo abbiamo fatto con intervento che realizzerà un grande immobile di abitare collaborativo, facendo una scelta innovativa dal punto di vista amministrativo".

Durante la fase di transizione abitativa cosa si aspetta?

"I servizi sociali, lavorando con i nuclei capiranno quali sono idonei per la graduatoria Erp o chi è in grado di trovare una soluzione autonoma. In pratica, costruiremo dei percorsi".

È ancora troppo presto per dare una stima dei tempi e dei costi del progetto?

"Definiremo nei prossimi mesi un progetto economico fattibile sulla base del quale lanceremo, non oltre la fine del 2024, l’avviso pubblico".