Il Modernissimo compie un anno: "Festa con Nanni"

Il direttore della Cineteca Farinelli fa un bilancio "Venduti 180mila biglietti, numeri da multiplex".

Il Modernissimo compie un anno: "Festa con Nanni"

Gian Luca Farinelli, direttore della nostra Cineteca

di Benedetta Cucci

Oltre 180mila spettatori in un anno: ecco il regalo più bello che il cinema Modernissimo potesse ricevere nel giorno del suo primo compleanno. La sala Liberty restaurata da 340 posti, sotto piazza Re Enzo, che aprì il 21 novembre del 2023 dopo una lunga attesa, dà il via oggi a dieci giorni di festeggiamenti, presentando un programma di film che racconta la ricchezza della nostra Cineteca, un archivio lussureggiante di pellicole di ogni epoca e stile. Una gioia per il direttore Gian Luca Farinelli e un’esperienza sontuosa per gli spettatori che hanno già decretato il sold out per le due visioni di Ecce Bombo restaurato giovedì 21 novembre, alla presenza di Nanni Moretti.

Direttore, un compleanno con ospite speciale Nanni Moretti che ha già messo a segno due sold out. ’Ecce Bombo’ fa questo effetto?

"È un film molto amato e in più c’è tanto pubblico che in quegli anni non era nato e non l’ha mai visto, ma è anche un’occasione per rivederlo. Poi nel caso di Nanni è sempre un rivedere se stessi, per una parte del pubblico lui è una specie di doppio ed è come rivedersi dopo 50 anni, ci aggiungiamo che c’è lui, è il primo anniversario del Modernissimo e insomma, di elementi ce ne sono per un sold out. Anche se bisogna ricordare che per il Modernissimo il sold out è un vizio".

Un anno di sala sempre piena, ecco il dato.

"Parliamo di 180mila biglietti in 12 mesi, un numero da multiplex, da luogo che ha tante sale e non una sola, è stata una vera scommessa. Che poi fare una sala da 340 posti in pieno centro storico, in un luogo non raggiungibile con la macchina, facendo una programmazione non di prima visione ma di grande qualità, era una scommessa".

Secondo lei il Modernissimo è una bolla cinefila nel panorama generale?

"Penso che il Modernissimo sia un progetto culturale azzeccato e replicabile in tutte le città europee, naturalmente mantenendo una serie di condizioni".

La ricetta?

"Una sala straordinaria riportata a una grande bellezza (perché dagli anni Sessanta le sale cinematografiche non sono più luoghi di grande bellezza), un luogo unico e facilmente raggiungibile, una programmazione straordinaria, un grande lavoro sul pubblico e perché no, dei biglietti alla portata di tutti. Un concorrente formidabile per le piattaforme digitali. Si può vedere come una bolla, ma una bolla replicabile se questi elementi vengono mantenuti. Ed è un grande esempio di politica culturale, perché se tante sale chiudono, a Bologna ne apre una che fa questi numeri".

Nella programmazione ci sono film riuniti sotto il titolo ’Il Grand Tour per la pace’ con anche immagini della Palestina d’inizio Novecento colorata a pochoir. Questo è un messaggio che il cinema manda?

"Mi è capitato di essere fuori dall’Italia e di leggere in un’insegna “qui si può mangiare il gelato di Beirut“ e ho pensato che forse non potrò mai andare a mangiare un gelato a Beirut, chissà se mai succederà. La riflessione è che oggi c’è una buona parte del mondo dove non possiamo più andare e siccome il cinema è tante cose, ed è pure una navicella che attraversa lo spazio, ci sono dei film che ci raccontano com’era il mondo e in particolare Palestina, Libano, la Siria, quella parte di Medioriente. Questo è un Grand Tour che desidera la pace. Ma del resto il cinema è pacifista, è una forma di arte che crede nell’umanesimo, nella forza degli uomini di conoscersi e amarsi. È una preghiera laica".