ANDREA BONZI
Cronaca

Il killer della Uno Bianca. No al ricorso di Fabio Savi per il permesso premio

La Cassazione: "È ancora pericoloso e non si è mai pentito veramente". Il ‘lungo’ della banda condannato a pagare le spese processuali e 3.000 euro.

La Cassazione: "È ancora pericoloso e non si è mai pentito veramente". Il ‘lungo’ della banda condannato a pagare le spese processuali e 3.000 euro.

La Cassazione: "È ancora pericoloso e non si è mai pentito veramente". Il ‘lungo’ della banda condannato a pagare le spese processuali e 3.000 euro.

Bologna, 22 settembre 2024 – Nessun permesso premio a Fabio Savi. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso con cui uno dei killer della Uno Bianca, Fabio Savi, rinchiuso nel carcere di Bollate e condannato all’ergastolo per gli orrori commessi, cercava di uscire temporaneamente dalla cella. Con un’ordinanza del 16 maggio scorso, infatti, i giudici della suprema corte (il Pg è Ferninando Lignola) hanno respinto la richiesta, condannando il ’lungo’ al pagamento delle spese processuali e a un’ulteriore somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Innanzitutto, i giudici sottolineano come, per concere il permesso premio, occorra "oltre al requisito di regolare condotta, l’assenza di pericolosità sociale del detenuto". Condizione che non sussiste, in quanto la Corte "rileva, in senso negativo, la mancata revisione critica del pregresso comportamento deviante". In pratica: Fabio Savi non si è mai pentito. Lo ribadiscono i giudici, scrivendo che sono stati "esaminati con cura gli elementi emersi dall’istruttoria e chiarite le ragioni per cui Fabio Savi, autore di molteplici delitti di inaudita gravità, non abbia ancora mostrato segni tengibili di un concreto avvio di percorso di revisione critica dell’efferato passato criminale". Già i magistrati di sorveglianza, nel 2023, avevano rilevato come Fabio Savi non avesse mai spiegato davvero i motivi delle sue azioni criminali.

La Corte di Cassazione ribadisce: nel ricorso di Savi, infatti, "non vengono mosse critiche specifiche alle logiche considerazioni svolte dal Tribunale di sorveglianza a proposito della tuttora inesplorata analisi dei motivi che hanno indotto il condannato a delinquere (dissesto finanziario, necessità di denaro), attesa l’abnorme sproporzione e gratuità delle azioni delittuose in cui si sono tradotti". Inoltre, Savi aveva interrotto l’intrapreso programma di giustizia riparativa, il che "fornisce implicita e adeguata risposta alla superfluità dell’audizione dei mediatori coinvolti".

Tra 1987 e 1994, la Banda della Uno Bianca, i cui membri di spicco erano i fratelli Fabio, Alberto e Roberto Savi, commise 103 crimini, provocando la morte di 24 persone e il ferimento di altre 114. Nel maggio 2023 alcuni famigliari delle vittime, tra cui L tra cui Ludovico Mitilini (fratello di uno dei tre Carabinieri uccisi al Pilastro), hanno presentato un esposto in Procura. C’è aperta un’inchiesta ancora aperta per concorso in omicidio volontario e senza indagati, che scava su eventuali responsabilità di un ’livello’ superiore che possa aver coperto le gesta sanguinarie dei Savi. Da esaminare ci sono 277 faldoni e 11 allegati, oltre a 260mila immagini.