"È il momento della rivolta sociale". Questa la scritta sui gilet rossi di buona parte dei 30mila manifestanti (secondo gli organizzatori, erano 50mila) partiti ieri da Porta Lame per la manifestazione regionale nell’ambito dello sciopero nazionale indetto da Cgil e Uil contro il Ddl Bilancio ("che riduce il welfare e i servizi pubblici") e il Ddl Sicurezza ("con le limitazioni sul diritto al dissenso"). L’unione dei manifestanti ‘rossazzurri’ - dai colori principali di Cgil (rosso) e Uil (azzurro) -, con le operaie di La Perla, ha sfilato per le vie del centro con l’obiettivo di "rivoltare il Paese come un guanto", come ha sottolineato il segretario Cgil Maurizio Landini, in prima fila insieme al sindaco Matteo Lepore e il presidente della Regione Michele de Pascale. Insieme a loro anche i due segretari regionali di Uil e Cgil, Marcello Borghetti e Massimo Bussandri. "Questa manovra, senza visione, non affronta i temi di pensione e salari", attacca Borghetti; così "questa piazza è una risposta a chi precetta e intanto smantella lo stato sociale", parla Bussandri. Intanto, sulle note di ‘Ordinary Love’ degli U2 e ‘Working Class Hero’ - la versione dei Green Day -, il corteo ha raggiunto il Crescentone: "Le piazze non si precettano", secondo Landini.
Poi, lo sguardo accusatorio del leader Cgil, oltre ai membri del governo Meloni, si rivolge anche agli imprenditori: "È il momento di investire e creare lavoro, redistribuendo la ricchezza". Sfilando in via Indipendenza, interviene de Pascale. "Una manifestazione che guarda allo sviluppo del lavoro e della sanità", commenta.
Lepore, per pochi minuti all’interno del corteo a causa di sopraggiunti impegni istituzionali, ha intimato al governo nazionale di "ascoltare le piazze". Un messaggio, invece, che chiama all’appello "tutta la politica", è quello del deputato Pd Andrea De Maria: "Le ragioni di questa lotta non rimangano inesaudite". Tra i leader nazionali ci sono Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni di Alleanza Verdi-Sinistra. "La città si è ripresa la sua piazza dopo la sfilata fascista di qualche settimana fa", ha detto Bonelli, mentre, secondo Fratoianni, quella di ieri è stata una "grande reazione dei lavoratori. Rivoltarsi, secondo la legge, vuol dire no alla rassegnazione". Il bilancio delle ore di sciopero, secondo gli organizzatori, vede "fabbriche svuotate e un’adesione dell’80%, con una buona aderenza anche nelle scuole e il 60% dei mezzi Tper sono rimasti fermi". Nel frattempo, tra i fumogeni dei militanti, Landini ha parlato per un’ora sul podio in un discorso che, tuttavia, non è filato liscio come l’olio. Infatti, il leader Cgil è stato criticato da una decina di ricercatori universitari: "Cgil e Uil non ci riconoscono come lavoratori", dice Matteo, ricercatore precario di Sociologia, lanciando cori sotto il Nettuno, anche contro la ministra Anna Maria Bernini. Polemica poi sulla bandiera della Fim Cisl spuntata tra i 30mila manifestanti. A reggerla è il già segretario Fim Cisl Bologna, Francesco Meli: "È giusto essere tra gli scioperanti", dice. Gli risponde la Cisl Area metropolitana: "Meli ha rappresentato se stesso". Sempre all’interno dello sciopero, l’Intifada studentesca "ha bruciato l’effige di un carro armato col simbolo della bandiera di Israele, orrendo ordigno protagonista delle immagini che giungono quotidianamente dalla Palestina", dicono i Giovani palestinesi Bologna.
Giovanni Di Caprio