di Federica Orlandi
La perizia psichiatrica su Giovanni Padovani si farà. Lo ha stabilito la Corte d’Assise del tribunale di Bologna che ieri mattina, in un aula gremita di persone, tra cui numerose amiche della vittima, ha dato l’avvio al processo per l’omicidio di Alessandra Matteuzzi, 56 anni, il 23 agosto dell’anno scorso da parte del suo ex Giovanni Padovani, 27. Il quale da allora si trova in carcere.
Ieri mattina l’ex modello e calciatore dilettante non si è presentato in aula: le sue condizioni, anche a causa dei potenti farmaci che gli sono stati prescritti, glielo impedivano. In compenso, oltre alla madre che si è tenuta in disparte per la durata dell’udienza, era presente il suo difensore, l’avvocato Gabriele Bordoni, che come aveva anticipato ha presentato l’istanza di immediato accertamento psichiatrico sul proprio assistito alla Corte. Accertamento che mirerà a chiarire non solo se Padovani sia attualmente nelle condizioni psicofisiche adeguate per affrontare e sostenere un processo, ma anche se un eventuale vizio di mente già presente possa avere compromesso le sue capacità di intendere e di volere al momento del delitto.
Procura e parti civili – si sono costituiti i familiari di Alessandra, in primis la sorella Stefania, assistiti dagli avvocati Chiara Rinaldi e Antonio Petroncini, poi il Comune di Bologna, per cui hanno assistito a parte dell’udienza il sindaco Matteo Lepore e la vice Emily Clancy in fascia tricolore, e quattro associazioni bolognesi contro la violenza sulle donne, Udi, Casa delle donne, Mondo donna onlus e Sos donna – non si sono opposte alla perizia e così l’udienza di conferimento dell’incarico e per formulare con precisione i quesiti al collegio di periti – uno psichiatra e un neuropsicologo testista, cioè esperto nella somministrazione di questionari mirati a individuare e valutare il disagio psichico dell’imputato e ’smascherarne’ eventuali simulazioni – è stata fissata per il prossimo 22 maggio. Dopo di che, probabilmente, tutto sarà rinviato all’autunno prossimo.
"Non ci opponiamo alla perizia – commentano gli avvocati della famiglia Matteuzzi, Chiara Rinaldi e Antonio Petroncini –, speriamo solo non ritardi troppo il processo, che già abbiamo atteso a lungo. I periti, siamo certi, ci daranno ragione: Padovani è lucido, lo è ora come lo era al momento del delitto. Per lui Alessandra era un chiodo fisso, la tradiva ma la voleva solo per sé. E secondo una radicata mentalità patriarcale, quando lei gli ha detto no, ha deciso di ucciderla". I due avvocati nomineranno a propria volta due consulenti di parte, sempre uno psichiatra e un testista.
Seduta in prima fila, accanto ai legali, anche la sorella di Sandra, Stefania. "Come sto? Male – dice –. La sofferenza è tanta che non provo neppure rabbia, sento solo il dolore. Io l’ho conosciuto: era lucido, voleva uccidere mia sorella. Ma non c’è spiegazione per il male che le ha fatto. Ho atteso tanto questo processo, ora mi aspetto solo giustizia. Giustizia che, per me, è l’ergastolo a Padovani". Matteuzzi ringrazia poi il Comune e le associazioni femministe che hanno partecipato all’udienza; prima, un presidio di attiviste si era riunito in segno di solidarietà in piazza dei Tribunali.