Il Consiglio superiore della magistratura ha approvato, con 26 voti favorevoli, tra cui tutti i togati, e cinque contrari (i componenti laici di centrodestra; il vicepresidente Pinelli non ha partecipato alla votazione), la risoluzione per la tutela dei giudici di Bologna che rinviarono alla Corte di giustizia europea il decreto legge sui Paesi sicuri. La tutela non ha effetti giuridici, ma stigmatizza ufficialmente le reazioni del governo contro i magistrati in questione, specie il relatore Marco Gattuso, preso personalmente di mira. È la prima pratica a tutela con una risoluzione del plenum dal 2009, anno del caso Mesiano, l’estensore della sentenza sul lodo Mondadori poi filmato nella vita privata e biasimato per i "calzini azzurri".
"Il provvedimento è stato oggetto di dure dichiarazioni da parte di titolari di alte cariche istituzionali, non correlate al merito delle argomentazioni giuridiche dell’ordinanza", così il testo approvato; dichiarazioni accompagnate da "esposizione mediatica di fatti della sfera intima del Presidente del collegio giudicante" e che "adombrano un’assenza di imparzialità dell’organo giudicante priva di riscontri obiettivi, lesive del prestigio e dell’indipendente esercizio della giurisdizione e tali da turbare l’attività e la credibilità della funzione".
Tra gli astenuti c’è il consigliere Enrico Aimi: "Ritengo che le critiche pur aspre di alcuni esponenti politici, anche istituzioni, non abbiano travalicato i limiti della continenza e provocato un fattore di concreto condizionamento dell’indipendente esercizio della giurisdizione – dice –. Condizionamento che deve sostanziarsi in un reale e concreto turbamento al regolare svolgimento o alla credibilità della funzione giudiziaria".
L’esecutivo di Magistratura democratica approva la risoluzione: "Si ripetono con frequenza e intensità crescente aggressioni a magistrati: attacchi gravi per i toni offensivi quando non violenti, spesso da chi riveste alti incarichi istituzionali; dichiarazioni poi amplificate dai media, col rischio di sollecitare risentimento e violenza verso chi esercita una pubblica funzione". Da Unicost, Marco Bisogni: "L’autonomia della magistratura non è un privilegio, ma una condizione necessaria per garantire ai cittadini una giustizia imparziale e indipendente". E il presidente della prima commissione Tullio Morello (togato di Area), illustrando in plenum la pratica, afferma: "L’intervento del Csm è imprescindibile in situazioni come questa: la decisione dei giudici ha subito un attacco ingiustificato e denigratorio".
Poi, le reazioni del mondo politico. Da subito critico sul rinvio dei giudici bolognesi, il presidente dei senatori di FI Maurizio Gasparri rilancia: "Il Csm ha avviato una pratica a tutela di magistrati, le cui decisioni sono molto discutibili e i cui metodi, nel merito delle loro pronunce, sono sconcertanti. Ma chi aprirà una pratica a tutela dei cittadini italiani che hanno a che fare con giudici di questa natura?". Dal Pd invece la responsabile nazionale giustizia Debora Serracchiani e il capogruppo in commissione alla Camera, Federico Gianassi: "Le forzature ideologiche e l’accanimento nei confronti della magistratura e del sistema giudiziario rischiano di danneggiare irreparabilmente il funzionamento della giustizia in Italia. Il governo deve fermarsi per evitare ulteriori danni a un sistema in difficoltà" scrivono.
Federica Orlandi