REDAZIONE BOLOGNA

Il Comitato di Marzabotto contro il ministro Valditara "Visione che deforma la storia"

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"Quella del ministro Valditara è una visione unilaterale che non rispetta la realtà e la complessità della storia, anzi la deforma. Rende impossibile una riflessione imparziale e obiettiva. Invitiamo il ministro a visitare Marzabotto e Monte Sole. Saremo ben lieti di accompagnarlo". Questa la reazione di Valter Cardi (nella foto), presidente del Comitato Regionale per le Onoranze ai Caduti di Marzabotto, alle parole utilizzate dal neo ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara in una lettera inviata agli studenti italiani in occasione dell’anniversario della caduta del Muro di Berlino, esortandoli a ripensare questa data come la fine di un regime, quello comunista, che (secondo il ministro) avrebbe "generato solo povertà, annientamento delle libertà individuali e tirannie spietatissime".

"Si ignora il ruolo determinante che ha avuto il Pci nella Resistenza italiana, nella conquista della democrazia e nella stesura della nostra Costituzione – sottolinea il presidente Cardi –. A Marzabotto siamo sconcertati soprattutto se pensiamo a Dante Cruicchi, sindaco del nostro paese dal 1975 al 1985, comunista convinto e militante del Pci fino alla morte nel 2011, a quasi 90 anni. Questo non gli impedì di girare per il mondo e di bussare alle porte di decine di capi di stato e di governo per far conoscere a tutti le vicende della Strage di Marzabotto. Non mancava mai alle commemorazioni delle bombe di Hiroshima e Nagasaki. Diventato segretario generale della Unione mondiale delle città martiri, si battè fino all’ultimo per la convivenza civile tra i popoli, diventando di fatto ’artigiano della pace’, come lui stesso si definiva".

Il racconto di Cardi non si ferma qui: "A Casaglia di Marzabotto – prosegue – aprì il suo convento don Giuseppe Dossetti. Sebbene non fosse stato un comunista, Dossetti fu uno dei Padri costituenti che scrissero la Costituzione assieme a comunisti dichiarati come Terracini e Togliatti. Proprio quest’ultimo varò l’amnistia per quanti erano stati coinvolti con il fascismo e, dopo l’attentato che subì nel 1948, tenne a freno quanti tra le fila comuniste volevano tornare a reimbracciare le armi".

Nicodemo Mele