L’interruzione di gravidanza con la pillola abortiva in Emilia-Romagna si potrà fare a domicilio, senza ricovero ospedaliero. La novità – che risale a una decina di giorni fa – entrerà in vigore il primo gennaio 2025, ma è già finita al centro della campagna elettorale per le Regionali del 17 e 18 novembre, dove i principali contendenti sono Michele de Pascale (centrosinistra) ed Elena Ugolini (centrodestra). Un po’ come successe con la delibera che disciplina il suicidio assistito, altro tema su cui l’Emilia-Romagna è stata apripista, ma con qualche scintilla in più legata al contesto politico caldo.
Il candidato del centrosinistra, a margine di un confronto con Confindustria Emilia-Romagna, ha parlato "di regione modello, che dà il massimo delle opportunità alle donne per esercitare i loro diritti", dicendo no alle associazioni anti abortiste nei consultori. Ugolini (che viene dal mondo di Comunione e Liberazione), invece, dopo aver infiammato la polemica per essersi espressa a favore dei pro vita negli ambulatori due settimane fa, ha preferito glissare sul tema, imbarazzata: "Oggi non ne voglio parlare...". Ad alzare il tiro ci hanno quindi pensato le due donne forti del centrodestra dell’assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna: la capogruppo meloniana Marta Evangelisti, capolista di FdI alle prossime regionali, e la consigliera di Forza Italia Valentina Castaldini, alla guida della lista azzurra. Evangelisti ha, quindi, presentato una interrogazione in Consiglio regionale, chiedendo "per quale motivo la determina non sia stata discussa in Assemblea".
Non solo. Oltre alla contestazione di metodo – di fatto, un colpo di mano per FdI – è stato criticato anche il merito del provvedimento: "Vorremmo sapere se, nel colloquio al consultorio, alle donne che fanno richiesta della Ru486 (la pillola abortiva, ndr) vengono fornite tutte le informazioni e l’ascolto per favorire la nascita del figlio". L’interruzione di gravidanza, insiste Evangelisti, "è un tema molto delicato, troppo spesso usato come leva ideologica e trattato con una superficialità che non possiamo condividere. E come rileva FederVita, favorendo la completa solitudine della donna". D’accordo anche Valentina Castaldini, capogruppo di Forza Italia, già tra le principali oppositrici al provvedimento sul fine vita: "Accogliamo con preoccupazione la recente delibera regionale che consente di terminare l’iter d’interruzione della gravidanza a domicilio. Crediamo che, per tutelare le donne, sia essenziale garantire un monitoraggio costante da parte delle strutture ospedaliere, specialmente per le fasce più vulnerabili che vivono in contesti fragili e che non devono essere lasciate sole. Con questa misura, invece, rischiamo di introdurre una pericolosa solitudine istituzionale".
Il passo in avanti di viale Aldo Moro prevede che le donne, da gennaio 2025, potranno scegliere se concludere l’interruzione di gravidanza a casa propria. Il percorso inizierà comunque in consultorio o in ambulatorio, con la somministrazione della Ru486. La novità è che la seconda pillola per concludere la gravidanza verrà consegnata alla paziente fino alla nona settimana di gestazione e potrà essere assunta a casa, con l’aiuto della telemedicina. A questo punto, passati 14 giorni ed eseguito un nuovo test di gravidanza, si farà un ulteriore controllo in ambulatorio. "Una modalità – spiega la Regione – che consente la sicurezza e la tracciabilità dell’intervento".
Di tutt’altro avviso Francesco Perboni di Pro Vita & Famiglia, secondo cui addirittura "si velocizza l’omicidio del nascituro", visto che "per la maggioranza (di centrosinistra in Viale Aldo Moro, ndr) aiutare la donna significa permetterle di porre termine alla vita che porta nel grembo il più rapidamente possibile, sacrificando l’assistenza medica".