REDAZIONE BOLOGNA

Il casco che protegge i capelli delle donne in chemioterapia

La Fondazione Sant’Orsola lancia una campagna per portare al policlinico un dispositivo che riduce la caduta dei capelli durante la chemioterapia fino all’89%. Obiettivo: raccogliere 44mila euro entro dicembre su Ideaginger per rendere il dispositivo disponibile entro Natale.

Si stima che un dispositivo, composto da due caschi, possa aiutare almeno cento persone in un anno

Si stima che un dispositivo, composto da due caschi, possa aiutare almeno cento persone in un anno

Inizia la campagna della Fondazione Sant’Orsola per portare al policlinico un dispositivo capace di evitare dei la caduta dei capelli durante la chemioterapia, fino all’89 per cento dei casi. Parte di un progetto più ampio per l’Oncologia femminile, l’obiettivo è quello di raccogliere, attraverso una campagna sulla piattaforma Ideaginger, la somma necessaria di 44mila euro, entro l’inizio di dicembre, per avere il dispositivo disponibile entro Natale.

"Uno strumento in più" per l’oncologia femminile, come spiega Giacomo Fadella, presidente della Fondazione, un aiuto "per affrontare il proprio percorso di cura".

"Non perdere i capelli permette di preservare la propria immagine e di essere più a proprio agio con se stessi – continua Fadella –, e lascia la libertà di decidere se, quando e con chi condividere la notizia della malattia, potendo gestire meglio le relazioni con gli altri durante il periodo di cura".

La perdita dei capelli è un effetto collaterale, indotto da chemioterapia e può provocare grande disagio, soprattutto tra le donne. La ditta inglese Paxman Coolers ha ideato un dispositivo che, provocando il raffreddamento controllato del cuio capelluto, può evitare questo effetto collaterale, bloccando l’effetto chemioterapico sul follicolo pilifero. Basta che la paziente indossi il casco mezz’ora prima dell’inizio della chemioterapia, fino a mezzora dopo il termine della stessa.

Ogni dispositivo comprende due caschi e si stima possa essere d’aiuto ad almeno cento persone ogni anno, e ad oggi, infatti, offre risultati importanti soprattutto per chi è in cura con i due principali chemioterapici utilizzati nel caso di tumori al seno.

Il dispositivo è stato testato con successo anche all’Ospedale Sant’Orsola, ed "è stato aperto un crowfunding su ideaginger

per permettere a tutti di donare e aiutarci a raggiungere l’obiettivo"