"Il carcere, ripostiglio dei problemi sociali"

Il poliziotto penitenziario Nicola D'Amore denuncia le criticità della situazione alla Dozza, con sovraffollamento, carenze strutturali e mancanza di opportunità lavorative per i detenuti. La mancanza di dignità e rieducazione favorisce la recidiva.

"Il carcere, ripostiglio dei problemi sociali"

Il poliziotto penitenziario Nicola D'Amore denuncia le criticità della situazione alla Dozza, con sovraffollamento, carenze strutturali e mancanza di opportunità lavorative per i detenuti. La mancanza di dignità e rieducazione favorisce la recidiva.

"Il carcere è il ripostiglio dei problemi sociali". La metafora di Nicola D’Amore, poliziotto penitenziario e sindacalista Cisl, rende perfettamente quello che, in questo momento, è la Dozza. Dove il sovraffollamento cronico - la media è di 850 detenuti a fronte di una capienza massima di 500 - è all’origine di gran parte dei problemi. Ma non tutti. Perché "mancano tante cose, dalla formazione del personale, al lavoro fino alla pianificazione". Ad esempio, solo in questi giorni di luglio, con le temperature a 40 gradi, "stanno installando nelle camere di detenzione prese a 220 volt, capaci di supportare i ventilatori. Lavori in corso con i detenuti presenti, perché non è possibile spostarli a causa del sovraffollamento". I ventilatori, poi, non sono per tutti: "solo per chi li può acquistare e in carcere non tutti hanno questa possibilità", spiega D’Amore. E chi non ha accesso a questi piccoli ‘privilegi’ vive nel malcontento e nella frustrazione. Con la rabbia che viene sfogata in aggressioni, risse e suicidi. "Un carcere sicuro – dice ancora D’Amore – è un carcere dove la dignità umana ha peso. Dove tutti i detenuti hanno la possibilità di lavorare e costruirsi un futuro fuori. Invece, le possibilità di inserimento lavorativo dentro la Dozza sono limitate e i detenuti riescono a lavorare 2 o 3 volte l’anno. Senza lo scopo rieducativo, la funzione del carcere viene meno. E infatti, la recidiva è altissima". L’altro problema è la gestione dei soggetti psichiatrici o con dipendenze, "Che non devono stare qui. Ma i posti nelle Rems sono pochissimi e, in assenza di soluzioni alternative, la marginalità sociale si risolve con la detenzione".

n. t.