All’ora di pranzo Industria italiana autobus ha chiuso la produzione a Bologna e annunciato il trasferimento di 77 dipendenti a Flumeri, in provincia di Avellino. Ma meno di tre ore dopo ha cambiato idea, annullando l’avvio della procedura. In mezzo i sindacati si sono infuriati, i dipendenti sono scesi in sciopero e il Mimit è intervenuto per far tornare l’azienda - appena passata di proprietà - sui suoi passi.
Sono state ore di passione per l’unico gruppo italiano produttore di autobus, composto dall’ex Irisbus di Flumeri e dall’ex Bredamenarinibus di Bologna. La doccia gelata è arrivata alle 13 di ieri, con una pec. Nella missiva Iia comunicava di voler "procedere al trasferimento collettivo presso lo stabilimento di Flumeri" del personale di produzione, 77 dipendenti su 159. Un colpo di spugna su una realtà con 105 anni di storia. La cessazione "era già prevista nel piano industriale di Iia elaborato nel settembre 2023". Ed era necessaria, insisteva il gruppo, perché negli ultimi 5 anni Iia ha perso 147 milioni.
I dipendenti sono scesi in sciopero e i sindacati sono andati su tutte le furie: "Un atto gravissimo", lo hanno definito, chiedendo conto al Mimit. La comunicazione è arrivata a poco più di due ore dalla fine del corteo del 2 agosto 1980: una giornata che sotto le Due Torri è vissuta con uno spirito particolare, come dimostrano le migliaia di persone che partecipano. Per il segretario della Cgil Michele Bulgarelli la tempistica "o denota un’ignoranza senza limiti, e confermerebbe l’inadeguatezza dell’imprenditore, oppure è voluta: l’ennesimo sfregio alla città di Bologna". Poi è arrivata la seconda comunicazione: Iia "annulla l’avvio della procedura di trasferimento collettivo" anche "a seguito della convocazione, concordata con il Mimit, di una riunione per l’esame congiunto delle problematiche relative al sito di Bologna". In mezzo l’intervento del ministero, che ha convocato un tavolo con azienda e sindacati sul piano industriale e i risvolti occupazionali. Il closing dell’operazione con cui Leonardo e Invitalia (la seconda rimasta con una piccola partecipazione) cedevano la maggioranza a Seri Industrial è arrivato l’11 luglio. Il gruppo è della famiglia Civitillo e il passaggio di proprietà era stato benedetto dal Mimit, nonostante in campo ci fosse una cordata a trazione bolognese di cui facevano parte il patron di Sira Industrie Valerio Gruppioni, il vicepresidente di Confindustria Maurizio Marchesini, Maurizio Stirpe e Nicola Benedetto. Dalle parti del ministero, si fa notare che sarebbe stato singolare avallare l’operazione con la prospettiva di una chiusura in tempi brevi di uno dei due stabilimenti. Ma l’ok alla vendita aveva scatenato le proteste dei sindacati, contrari all’arrivo di Seri Industrial, un gruppo che non ha mai costruito autobus.
Ieri al fianco dei lavoratori sono scesi la Regione, il Comune di Bologna e la segretaria del Pd Schlein. La vertenza è aggiornata a settembre.
Marco Principini