Musica come linguaggio dell’ineffabile, virtuosismo mai fine a se stesso, le ardite giravolte sugli 88 tasti dei leader, l’elettronica mai scontata dei chitarristi, il pathos umbratile dei sax e delle trombe. È quello che propone il Bologna Jazz Festival dedicato alla memoria di Jimmy Villotti – vate scanzonato del jazz che amava i luoghi raccolti –, musica alta non solo per i teatri ma anche per i club. La rassegna debutta stasera in Cantina Bentivoglio dalle 22 con le luci che si accendono su Diego Frabetti (tromba, piano elettrico, samples), ecletticità interna da grande compositore, dal battito limpido, che presenta ’Duna Mixtape’ con Marco Bovi alla chitarra, Davide Paulis al basso elettrico ed Enrico Smiderle alla batteria. Brani che spaziano dalle sonorità acustiche a quelle elettriche, tra il jazz e il groove dell’hip hop con insert di campionamenti e grande rilevanza delle melodie. Dopo il ’solo’ di venerdì di Federico Squassabia al pianoforte, domenica ribalta per la pianista di calibro internazionale Francesca Tandoi in trio, per un concerto di rara bellezza, profondità e logica. Guest Max Ionata al sax tenore, Stefano Senni al contrabbasso e Andrea Grillini alla batteria.
Di grande charme gli appuntamenti del Camera Jazz & Music Club dove, dopo il Premio Massimo Mutti (21.30) di domani, saggio degli allievi del Conservatorio e del Liceo Musicale Lucio Dalla diretti da Javier Girotto, venerdì il sipario si alza su Mauro Negri (sax tenore e clarinetto, nella foto), allievo di Hengel Gualdi, alla testa del suo quartetto per un tributo al The Broadway Standards Time. Lezione riattualizzata di compositori come George Ghershwin e Cole Porter. Lo accompagnano Dario Carnovale al pianoforte, Lorenzo Conte al contrabbasso e Andrea Michelutti alla batteria. Sabato è la volta del Gabriel Marciano Quartet, poulain della scena capitolina con il leader (sax alto) in interpaly con Vittorio Esposito al pianoforte, Alessandro Bintzios al contrabbasso e Cesare Mangiocavallo alla batteria. Dal jazz moderno alla new wave newyorchese. Giulio Campagnolo virtuoso dell’organo Hammond stasera sale sul palco del Binario69 (21.30) alla guida dei The Jazz Funkers. Lo supportano Federico Pierantoni al trombone, Piero Bittolo Bon al sax alto, Michele Polga al sax tenore e Adam Pache alla batteria. Un gruppo di recente formazione con il quale Campagnolo rende omaggio al periodo d’oro dell’organ jazz, a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta. A sorprenderci venerdì allo Sghetto Club (ore 23) sarà Corto.Alto di Liam Shortall sul palco con Sobieski, Wesson e Graham Costello.
Gian Aldo Traversi