IIA, è scontro Urso-Marchesini: "Da Bologna offerta peggiore"

Il ministro alla Camera: "Abbiamo trovato un disastro, un’impresa diventata un poltronificio"

IIA, è scontro Urso-Marchesini: "Da Bologna offerta peggiore"

IIA, è scontro Urso-Marchesini: "Da Bologna offerta peggiore"

di Marco Principini

BOLOGNA

"Non esistono scenari alternativi alla privatizzazione di Industria Italiana Autobus, se non quello della liquidazione della società stessa". Lo dice chiaro e tondo in aula il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, che ieri mattina ha risposto all’interrogazione urgente dei deputati del Pd, Andrea De Maria e Toni Ricciardi, sul via libera del ministero alla cessione a Seri Industrial delle quote di Invitalia di Industria italiana autobus. Nessun cordata alternativa, come quella a trazione bolognese, insomma, era veramente in campo, sostiene il ministro, con garanzie sufficienti per lo sviluppo e la sopravvivenza dell’ultima fabbrica in Italia che costruisce autobus. Ma le parole del ministro sono presto risalite fino a Bologna, innescando l’ira dell’imprenditore e vicepresidente di Confindustria Maurizio Marchesini, che ha parlato di un atteggiamento "inspiegabile e offensivo", mentre le rsu aziendali degli stabilimenti di Bologna (ex BredaMenarinibus, 179 dipendenti) e Flumeri (ex Irisbus, 370 addetti) stanno organizzando azioni di lotta sul territorio per lunedì e martedì.

"Cosa abbiamo trovato? Un disastro. Cosa abbiamo fatto? Abbiamo risanato l’azienda. Cosa vogliamo fare? Ora possiamo finalmente accompagnarla nella crescita di mercato", ha proseguito senza peli sulla lingua il ministro, ricordando la storia recente di Indfustria italiana autobus, da quando nel 2019, dopo l’ennesima crisi e il dissesto provocato dal partner privato, "il governo Conte decise di far scendere in campo Invitalia con una partecipazione societaria del 42,76%, affiancandosi a Leonardo, erede Finmeccanica, in BredaMenarinibus e alla società turca Karsan". Ma benché lo Stato avesse garantito quasi 200 milioni di euro di fondi pubblici per il rilancio la situazione era "compromessa, frutto di scelte precedenti al nostro mandato e di strategie aziendali assolutamente errate. Di fatto, le due aziende, una volta gioielli dei bus italiani, erano diventate con la compagine pubblica dei carrozzoni di Stato, in cui collocare i manager trombati", ha affondato Urso. Ma questa è storia nota, la partita coi bolognesi è tema più recente. "Sono state presentate 23 manifestazioni di interesse, delle quali solo una si è concretizzata in vera e propria offerta vincolante e non sottoposta a condizioni, che non la qualificassero come tale. Solo una sulle 23 manifestazione d’interesse", ha rimarcato Urso. Quanto all’offerta della cordata di cui fanno parte Valerio Gruppioni, Maurizio Marchesini, Maurizio Stirpe e Nicola Benedetto, si trattava di "un’offerta non integrativa, come invece richiesto, visto la scadenza dei termini, bensì alternativa e, purtroppo, deteriore rispetto a quella di Seri Industrial, soprattutto sotto il profilo industriale, in quanto non corredata da piano di sviluppo, né provvista delle garanzie in ordine ai livelli occupazionali, agli asset e alla continuità aziendale".

La reazione di Marchesini, però, è arrivata a Roma con la stessa forza: "Siamo imprenditori seri e non ci va di essere trattati in questo modo – ha fatto sapere al ministro, mettendo i punti sulle i –. Abbiamo fatto un’offerta, l’abbiamo rinnovata e messa a punto su richiesta del ministero e non abbiamo ricevuto nessuna risposta ufficiale. Le risposte le abbiamo lette sui giornali. Non capisco, bastava dire che la nostra offerta non era economicamente conveniente". Poi Marchesini ha replicato all’affermazione secondo cui il governo avrebbe risanato Iia: "Un’azienda è risanata quando comincia a lavorare, quando fa ricerca e sviluppo, paga puntualmente, assume e non quando è venduta. Se sarà davvero risanata lo vedremo tra 2-3 anni". Ora, "per dichiarazioni fatte da loro, perde 7 milioni al mese".