Bologna, 19 giugno 2018 - La pistola argentata. La stessa Smith&Wesson che ha ammazzato nella Bassa e in Aragona. La stringe sempre tra le mani Norbert Feher. È il suo simbolo, il suo ‘marchio di fabbrica’. Sono dieci i selfie e sei i video che la Guardia Civil ha estrapolato dalla scheda di una go-pro, trovata tra gli apparecchi informatici in possesso del killer serbo la notte dell’arresto tra le campagne intorno a Teruel, in Spagna, il 15 dicembre scorso (FOTO).
Feher, alias Igor il russo, li ha scattati e registrati pochi giorni prima della mattanza di El Ventorillo, dove ha ucciso a sangue freddo due poliziotti, Victor Romero e Victor Caballero, e un allevatore, José Luis Iranzo. E in tutte le foto, o quasi, tiene tra le mani la pistola rubata alla guardia giurata di Consandolo, nel Ferrarese, il 30 marzo 2017. La stessa arma usata per uccidere Davide Fabbri, al bar Gallo della Riccardina di Budrio, il 1 aprile 2017. E poi, il successivo 8 aprile, Valerio Verri a Portomaggiore.
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Il serbo nelle foto appare sorridente. A volte con un berretto da pescatore o da ‘gringo’, altre con gli occhiali da sole, vestito in mimetica o col passamontagna calato sul viso. In una si punta l’arma alla tempia, in un’altra fa il segno della vittoria. Sullo sfondo, si vedono la bici usata per spostarsi e il sacco a pelo dove dormiva. L’unico elemento costante è che si tratta di autoscatti. Non c’è nessuno, a quanto pare, che accompagna nel cammino il killer tra gli altopiani dell’Aragona.
In una fotografia, Feher indossa la maglia di una porcilaia della zona di Huesca. Sentito dagli inquirenti, il titolare dell’azienda ha però negato di aver mai assunto ‘Igor il russo’. Che probabilmente, come era solito fare, aveva rubato quella t-shirt fuori da qualche casa. Dopotutto, nel periodo della permanenza dell’assassino nei pressi di Albalate dell’Alzobispo, i cittadini avevano denunciato furti di ogni tipo. Persino di lampadine dai lampioni.
Le immagini, pubblicate dal quotidiano El Pais, fino allo scorso 24 aprile erano coperte da segreto istruttorio. La polizia iberica ha analizzato tutto il materiale trovato sul fuoristrada rubato alla sua ultima vittima, Iranzo, con lo scopo di ricostruire il percorso e gli eventuali appoggi di cui ha goduto durante la latitanza Feher. E la conclusione a cui sono giunti gli investigatori spagnoli è che l’assassino si trovasse nell’Aragona di passaggio, diretto a nord, a Madrid. In una mappa trovata tra gli oggetti personali sul pick-up, il killer aveva segnato un percorso che, dal sud della Francia, portava alla capitale spagnola, passando proprio attraverso le cittadine riconosciute dai poliziotti sullo sfondo dei selfie.
E dei sei video. Dove, con qualche frase ispirata, Feher si rivolge a un ipotetico pubblico, commentando il paesaggio e parlando in castellano. «Ostia, mira este paisaje, inmenso, grande», dice in uno. «Sembra altro – continua –. Sembra la Bosnia Herzegovina». E poi, meravigliato di un albero cresciuto su una roccia, tra la terra arida di quella parte di Spagna: «Guarda dove hanno piantato un albero, nel mezzo di una roccia. Che meraviglia, che bellezza. Non è il solo come vedi. Li ce n’è un altro, che sta crescendo, bello, bello... Padre Celeste. Che meraviglia».