Bologna, 10 aprile 2017 - A Bologna si chiama Ezechiele Norberto Feher. A Ferrara Igor Vaclavic. Ma è sempre lui, Igor il russo, in realtà serbo di Subotica, non più ignoto, ma ora noto e indagato, in due fascicoli distinti, per gli omicidi del barista della Riccardina di Budrio Davide Fabbri e della guardia ecologica volontaria di Portomaggiore Valerio Verri, avvenuti a una settimana esatta di distanza, a una manciata di chilometri uno dall’altro. Ezechiele-Igor, che ha anche un profilo Facebook dove l’ultimo post risale allo scorso 16 marzo, è stato riconosciuto da Marco Ravaglia (video), la guardia provinciale che, sabato pomeriggio, era insieme a Verri in via Mondonuovo, nel comune del Ferrarese, quando il quarantenne ricercato ha sparato contro di loro cinque colpi di pistola. Le analisi balistiche dovranno ora dire se si tratti della stessa arma che ha ucciso Fabbri, rubata a una guardia giurata di Consaldolo.
FOTO / Su Facebook i selfie da latitante
Ma intanto Ravaglia ha visto Igor. E lo ha riconosciuto. Non bastasse, c’è anche il sangue a parlare. Il sangue trovato nel bar della Riccardina, che è dello stesso gruppo sanguigno di quello di Igor. E ancora, oggi i Ris avranno da lavorare sulla mole di effetti personali e impronte trovati nel Fiorino abbandonato da Vaclavic in via Spina a Marmorta di Molinetta, dopo l’omicidio del sessantatreenne volontario. Dentro, sono state repertate dagli uomini del Ris impronte, anche nitide, e sequestrati mozziconi di sigaretta, guanti, sciarpe e altri indumenti. L’uomo, che è braccato ormai da nove giorni, ha con sé due pistole: quella usata per uccidere le due vittime, ormai forse scarica; e quella rubata alla guardia provinciale ferita a Portomaggiore.
Le indagini sul Rambo serbo, affidate ai carabinieri, sono coordinate a Bologna dal pm Marco Forte, a Ferrara dal collega Ciro Alberto Savino. Ieri, mentre nelle campagne della Bassa imperversava una caccia all’uomo mai vista da queste parti, nel comando dei militari dell’Arma di via Podgora a Molinella si sono tenuti summit continui, alla presenza, oltre che dei vertici provinciali e regionali dell’Arma, anche del comandante interregionale dei carabinieri Aldo Visone e dei procuratori capo di Bologna e Ferrara, Giuseppe Amato e Bruno Cherchi.
“È chiaro che provvedimenti sono stati adottati”, ha detto Amato relativamente all’iscrizione sul registro degli indagati del quarantenne. “Il problema – ha aggiunto – non è l’adozione di provvedimenti, il problema è eseguirli”, invitando poi la popolazione, in un momento così delicato, a “fare attenzione. Bisogna avere prudenza nel muoversi, fare attenzione alle persone che si incontrano”, consigliando, in caso di incontri, di segnalare “tempestivamente alle forze di polizia senza intervenire direttamente”. Il procuratore è poi tornato sul problema della fuga di notizie: “Stiamo lavorando, lasciateci lavorare. Ho detto e lo ripeto: forse una maggiore prudenza nella diffusione di certe notizie sarebbe stata opportuna. Lo dico con molta franchezza – ha concluso – perché i ragazzi stanno lavorando ad handicap”.
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