E adesso le vittorie sono due. Isabella Conti e il Comune di San Lazzaro di Savena di cui è sindaca incassano un secondo successo al tribunale amministrativo sui risarcimenti chiesti dalle cooperative per la Colata di Idice, l’insediamento edilizio bocciato nel 2015. Oltre cinquecento gli alloggi cancellati da Conti prima in giunta poi in consiglio comunale con la decadenza di Poc e Pu (piani operativo comunale e urbanistico attuativo): la vicenda suscitò polemiche politiche e una pesantissima inchiesta in Procura per le pressioni subite dalla prima cittadina proprio in relazione al provvedimento.
Il Tar, come aveva rivelato il Carlino a metà dicembre, aveva prima detto no alle cause da 15 e 11 milioni portate avanti da Laterizi Brunori e Dipierri contro il Comune sanlazzarese. Adesso i giudici amministrativi hanno respinto i ricorsi di Astrale, Coop Costruzioni, Palazzi, Consorzio Cave e Cesi (poi finita in liquidazione), che lamentavano in tutto danni per oltre 20 milioni dalla mancata realizzazione dell’insediamento urbanistico.
Anche Dipierri e Laterizi Brunor erano proprietarie di terreni e avevano impugnato le delibere comunali di decadenza dei piani operativo e urbanistico. La sindaca Isabella Conti, all’epoca nel Pd poi in seguito passata a Italia Viva, finì nella bufera per aver denunciato le pressioni subite per la decisione amministrativa e venne aperta un’indagine che coinvolse altri esponenti dem e dirigenti di coop e rappresentanti delle imprese costruttrici. L’inchiesta alla fine venne archiviata, ma dalle indagini era emerso, scrisse la Procura, "una condotta pressoria, a volte qualificata da toni, espressioni e insistenze dimostrativi di una subalternità agli interessi economici e da una concezione della politica in cui l’interesse pubblico può essere anche subordinato a quelli privati confliggenti", ma non "una condotta realmente intimidatoria e tale da meritare la sanzione penale".
Il tribunale, sostanzialmente, ha riconosciuto nelle sentenze che quella dell’Amministrazione fu una decisione corretta sia sotto il profilo giuridico che per l’interesse pubblico. Lo stesso ragionamento che era stato proposto nelle sentenze Laterizi-Dipierri.
Per i giudici il Comune di San Lazzaro non aveva leso "i principi di correttezza" e "buona fede con la sua condotta", cioè l’azione per fare decadere il Piano operativo comunale dopo mancate fideiussioni e la liquidazione della coop Cesi. Il Comune di San Lazzaro era intervenuto "per risolvere uno stato di incertezza sulla calendarizzazione cronologica degli interventi da attuare: a quel punto la ponderazione degli interessi in gioco ben può privilegiare il fattore tempo rispetto a determinate opere ritenute prioritarie". Ora per le coop (Cesi è finita in liquidazione) e i costruttori resta la partita del Consiglio di Stato.