Se scoprire è un po’ riconoscere – come dice la professoressa Giuseppina Brunetti dell’Unibo – gli occhi dei filologi continuano a restituirci nuovi tasselli di una storia che si è scritta nella nostra città, legata a Dante e alla figura di Giovanni da Virgilio, di cui un giovane studioso ha ritrovato testi preziosi. Un risultato che viene presentato oggi alle 15 all’interno della VII giornata di Studi del CeSBI (Centro Studi su Benvenuto da Imola) in Sala Manfredi a Palazzo Poggi, via Zamboni 31. A introdurre i lavori saranno i professori Brunetti, appunto, Marco Petoletti e Luca Carlo Rossi, mentre alle 15.15 Giandomenico Tripodi Dottorando all’Università di Siena e all’École Pratique des Hautes Études spiegherà la sua ricerca, Le ritrovate Recollectae virgiliane di Giovanni da Virgilio.
Un’occasione, in primo luogo, per approfondire questa figura, di cui tanto ancora non si conosce. Sappiamo però che fu magister nella nostra città e corrispondente di Dante. Tra i suoi commenti più celebri, quelli alle Metamorfosi di Ovidio, l’Expositio e le Allegorie, composti verosimilmente durante il periodo dell’insegnamento bolognese. E certamente venne stipendiato dal Comune – cosa unica per quell’epoca nel panorama europeo e mondiale – per leggere i classici latini e nominato come: "magister ad poesim versificaturam et auctores legendos". "Giovanni da Virgilio – spiega Brunetti – nei primi anni del Trecento insegna a Bologna: il Comune con lungimiranza capisce che sono importanti le lettere, perché non sono solo uno svago, ma rendono più umani gli uomini, ne costruiscono l’identità e il vivere civile. Il potere politico intuisce questo ruolo e l’atto è conservato all’Archivio di Stato". Una figura centrale, dunque, che incontra quella dell’Alighieri. "Siamo certi – prosegue Brunetti – che Giovanni da Virgilio e Dante si scrissero fra il 1319 e il 1320: si scambiarono quattro poesie, lettere in versi in latino". Il professore esorta Dante a scrivere in latino, per diventare ‘poeta laureato’, ma Dante con grande consapevolezza risponde fiero che lo diventerà quando sarà nota la sua Commedia in volgare, in italiano. "C’è una rivendicazione fortissima della lingua – prosegue la docente –: queste Egloghe sono una delle ultime opere di Dante, in quegli anni a Ravenna".
Questo, dunque, il contesto in cui conosciamo Giovanni da Virgilio, che aveva commentato, come si evince dal soprannome, tutte e tre le opere del poeta latino: Bucoliche, Georgiche ed Eneide. Questa esegesi, che forse era proprio quella conosciuta da Dante, era però considerata perduta. Fino alla scoperta che verrà illustrata a Palazzo Poggi, merito di un giovane dottorando, già vincitore del premio Cesbi 2021. Tripodi ha riconosciuto i commenti di Giovanni in due manoscritti (conservati nella Biblioteca Vaticana e all’universitaria di Padova), testi che ci giungono direttamente dalle lezioni all’Università di Bologna e ci restituiscono quasi la viva voce del maestro vocalis verna Maronis, come lui stesso si era definito nel colloquio con Dante. "Ci fa particolarmente piacere, è un momento in cui le giovani generazioni riescono a fare scoperte: la filologia permette di avere occhi nuovi". E, a questo proposito, questo giovedì Brunetti con la sua équipe presenterà a Napoli ulteriori scoperte, fra cui documenti originali di Federico II e un manoscritto bolognese di diritto che conserva versi di Dante: tutti preziosi reperti che confluiranno anche in una mostra nella città partenopea nel 2024.
Letizia Gamberini