di Cesare Sughi
Un diario. Un quaderno privato, non destinato alle stampe, dove il padre della radio e del telegrafo senza fili rievoca sfide, ricerche, rivalità, passioni. "Appena ho potuto leggere il testo inglese segnalatomi dal professor Giovanni Paoloni, conservato nella Bodleian Library di Oxford", racconta Gabriele Falciasecca, uno dei massimi studiosi di Marconi, "mi sono entusiasmato. Marconi ha scritto molto, con uno stile asciutto, senza concessioni al di fuori degli aspetti tecnici, com’era nel suo carattere, qui invece l’inventore appena ventenne svelava i suoi sentimenti e le sue emozioni, Una vera sorpresa". È l’atto di nascita del volume Guglielmo Marconi. Memorie 1895-1899 che esce adesso da Pendragon a cura dello stesso Falciasecca, già docente di Elettromagnetismo all’Alma Mater e presidente della Fondazione Marconi. "Vorrei premettere", dice ancora Falciasecca, "che tutta l’attività di Marconi è quella di un grande sperimentatore, in certe pagine si avverte quasi lo sforzo, il sudore che gli costava trovare la posizione giusta per un cavo. Ma mentre gli esperimenti servono di solito a confermare teorie note, gli esperimenti di Marconi mirano a ciò che ancora non si conosce. È un problema di curiosità e di capacità di capire i risultati delle esperienze".
Che cosa ci fa comprendere dei rapporti di Marconi con la scienza dell’epoca?
"Marconi vive in un tempo di scoperte fondamentali per l’umanità, dai primi aerei dei fratelli Wright al cinema dei Lumière. È come una gara mondiale, a cui il ‘signorino’ di Pontecchio partecipa con grande spirito agonistico. Il 2 giugno del 1806 ha già brevettato la radio. Scrive a un certo punto di avere sempre subito l’ostilità degli scienziati, in particolare dell’inglese Oliver Joseph Lodge, un pioniere dell’elettromagnetismo. Ma alla fine del discorso ringrazia il suo detrattore perché ‘senza di lui non avrei potuto ottenere neanche la metà dei successi che ho avuto’. Se non è ironia questa".
Ci fu anche Augusto Righi, illustre fisico del nostro ateneo, fra quanti non l’apprezzarono. "Marconi si era recato da lui, accompagnato dalla madre, per esporgli le proprie idee, ricevendone un’assoluta indifferenza. Ripeterà spesso che con Righi non ha più avuto niente a che fare, anche se è certo che ne ha ascoltate alcune lezioni. Ciò che intende far sapere è che il grande scienziato non l’ha aiutato, a differenza di Vincenzo Rosa, suo insegnante a Livorno". Che cosa apprendiamo da questo testo sulle prove effettuate da Marconi?
"Mi hanno colpito le due pagine fitte dedicate al problema del trasmettitore, che gli costò una serie infinita di aggiustamenti. Del resto la comunicazione senza fili affonda nella notte dei tempi, dagli specchi usati dagli antichi romani ai segnali di fumo degli indiani e alla ‘bussola a lumaca simpatetica’ nella Francia della Comune. Quando lancia i primi collegamenti transatlantici, senza visibilità dalle due sponde, Marconi sfrutta la forza di propagazione offerta della ionosfera. Si può parlare di una componente di fortuna, ma lavorando su antenne sempre più alte e potenti Marconi se l’era andata a cercare. Sembrò una follia ma aveva un suo perché".
Per il futuro il professor Falciasecca promette altri interventi marconiani. Come un fumetto su di lui, con sua sceneggiatura, a cui stava già pensando prima del contagio. Marconi è un campo da dissodare, al di là dei luoghi comuni che lo tappezzano.