CHIARA GABRIELLI
CHIARA GABRIELLI
Cronaca

I manifesti della discordia. Violenza sugli uomini, una polemica senza fine

‘Luvv’ e ‘Genitori Sottratti’ campagna rispondono alle critiche della vicesindaca Clancy. Le frasi ‘ribaltano’ quelle usate dalla Regione contro la violenza di genere

I promotori della campagna rispondono alle critiche della vicesindaca Clancy. Le frasi ribaltano quelle usate dalla Regione contro la violenza di genere.

I promotori della campagna rispondono alle critiche della vicesindaca Clancy. Le frasi ribaltano quelle usate dalla Regione contro la violenza di genere.

Manifesti blu (nella foto) sui padri separati, ne sono comparsi molti in città: è la campagna ‘Genitori Sottratti’, che ha scatenato forti critiche da parte dei partiti di sinistra, con in testa la vicesindaca Emily Clancy che senza tanti giri di parole ha espresso rammarico per non poterli rimuovere: "Definirla fuorviante è poco – la bocciatura della vice di Lepore in merito alla campagna –, la definirei uno stravolgimento della realtà. Il mio rammarico è che non possa tradursi in un diniego all’affissione".

I consiglieri FdI hanno definito le sue parole "un attacco alla libertà di espressione". L’assessora regionale alle pari opportunità Gessica Allegni aveva chiamato invece il tutto "una guerra triste", perché "sembra quasi di voler alleggerire il problema gigantesco dei femminicidi".

L’intervento di Luvv

"Su nostra iniziativa e di ‘Genitori sottratti’ sono comparsi cartelli forti, diretti, veri – così il promotore Filippo Zanella, vicepresidente dell’associazione italiana Uomini vittime di violenza (Luvv) –. Frasi come ‘Sei un fallito’, ‘Se non fai come dico ti tolgo casa e figli’, hanno fatto sobbalzare qualcuno sulla sedia. Quella che per alcuni è sembrata una provocazione, per molti è stata un grido liberatorio. Perché la violenza psicologica sugli uomini esiste. E per troppo tempo è stata ignorata".

I promotori chiariscono che "non si chiede di sminuire la violenza sulle donne, che esiste, ed è giusto combattere, ma si chiede parità di dignità. Così come è giusto parlare di femminicidio, allora è doveroso non dimenticare la sofferenza maschile, spesso invisibile. È il momento di cambiare la narrativa. Di smettere di dividere il dolore in categorie di genere".

L’intervento dell’associazione ‘Genitori Sottratti’

L'associazione ‘Genitori Sottratti’  parla di “pericoloso e fuorviante travisamento dei contenuti operato dalle figure istituzionali (consigliera Bernagozzi e vicesindaca Clancy). L’iniziativa di Genitori Sottratti, autofinanziata con risorse private, ha avuto quale precipuo fine quello di colmare una lacuna comunicativa e, purtroppo, a quanto pare ideologica, viste le reazioni, che la precedente campagna promossa dalla Regione e finanziata con soldi pubblici aveva rivelato – spiegano dall’associazione -. La campagna, contrariamente a quanto compreso dalle istituzioni, non aveva l’obbiettivo di trattare tematiche relative alla violenza fisica o sminuire l’esistenza del femminicidio e/o in ogni caso di forme di violenza ai danni delle donne, ma voleva accendere l’attenzione, in una giornata dedicata ai padri, sull’esistenza della violenza psicologica ai danni dell’uomo. L’auspicio era che le istituzioni accogliessero detta iniziativa con soddisfazione avendo Genitori Sottratti, senza gravare sulle casse pubbliche, veicolato la tematica della violenza psicologica sull’uomo del tutto trascurata nella campagna affissionale pubblica anche se altrettanto rilevante. Le reazioni istituzionali hanno invece lasciato esterrefatti provocando un’onda di indignazione mediatica che impone una riflessione e richiede un immediato confronto con le parti sociali e, in primis, con Genitori Sottratti. Ben comprendendo di non poter negare in radice l’esistenza della violenza psicologica femminile sull’uomo, le istituzioni hanno attaccato snocciolando i numeri dei femminicidi e delle violenze fisiche sulle donne virando su tematica altra e non oggetto né della campagna regionale, né tantomeno di quella di genitori Sottratti. Il fatto stesso che presso il Consiglio comunale di Bologna si siano divulgati dati relativi ad altra tematica per incrementare odio ideologizzato tra sessi impone di intraprendere una seria discussione al fine di non svilire i diritti costituzionalmente garantiti trasformandoli in occasione di barbarie e linciaggio sociale. Durante il question time è stato veicolato dalle istituzioni un messaggio gravemente diffamatorio per Genitori Sottratti non solo descritta come scarsamente rappresentativa, ma, soprattutto, accusata di ‘inganno’ e di ‘tentativo strumentale di mettere sullo stesso piano i due argomenti quasi a voler alleggerire il problema gigantesco dei femminicidi e della violenza di genere e questo è inaccettabile. Non basta certo cambiare il colore lasciando identico tutto il resto dalla grafica lo slogan fino ai testi per dire che si tratta di una campagna diversa, sottolinea legni e farlo come se fosse altra metà della campagna regionale, complementandola e triste scorretto in realtà è qualcosa che distrugge è una guerra davvero triste’. Purtroppo a ben leggere il tentativo strumentale di spostare l’attenzione su altro, per togliere valore a una legittima campagna affissionale a tutela di ogni discriminazione, è stato posto in essere da quelle istituzioni che da sempre si fanno promotrici della parità di genere e dell’abolizione del gender gap in ogni ambito sociale – proseguono dall’associazione -. Dette dichiarazioni purtroppo palesano la sottovalutazione sociale e giuridica degli episodi quotidiani di violenza che vengono perpetrati ai danni di molti uomini mediante minacce e aggressioni per i quali non esistono centri antiviolenza. Non pare possibile non evidenziare come l’agone mediatico sollevato contro la campagna di informazione non possa non influenzare negativamente la società civile agitando conflitto funzionale a richiedere ed erogare ulteriori fondi pubblici tutti in maniera unidirezionale.

Non si può non provare sdegno – concludono – per la gravissima affermazione della Vicesindaca Clancy che si è eretta a censore candidamente affermando ‘Peccato non vietarli’ in riferimento ai manifesti. Un’esponente dell’amministrazione comunale non può sferrare attacchi a principi democratici quali quello alla libertà di espressione rammaricandosi di non poter silenziare una campagna che evidentemente mostra di non far comodo alle proprie battaglie ideologiche evidentemente sbilanciate e di parte e funzionali a ricreare un clima di odio e di discriminazione intollerabile sempre nei confronti degli uomini. Al fine di instaurare un corretto contraddittorio per la risoluzione di un evidente problema sociale, dichiaratamente non percepito dai vertici amministrativi, invitiamo il Comune a organizzare un dibattito pubblico sulla violenza in genere e non solo di genere nonché sulla bigenitorialità e sui progetti sociali di supporto alla famiglia e nello specifico ai padri, ove esistenti”.