Inchiesta sulla banda della cocaina, fissata al 4 marzo 2025 nell’aula bunker l’udienza preliminare per 17 indagati nell’ambito dell’indagine sul sodalizio che, secondo gli inquirenti, funzionava come una vera e propria azienda: una macchina ben strutturata, con auto e telefonini forniti dai capi e istruzioni su come trattare la sostanza da seguire scrupolosamente. L’organizzazione, che sarebbe andata avanti per 10 anni e avrebbe fatto arrivare in città oltre 70 chili di sostanza, era stata smantellata la scorsa estate dai carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia Bologna Centro. Dopo mesi di intercettazioni, appostamenti e pedinamenti, erano scattate 14 misure cautelari. La complessa operazione è stata guidata dalla direzione distrettuale antimafia della Procura. Tra i membri dell’associazione, c’era anche un medico dell’Ausl, Elton Isaj, albanese. Stando a quanto ricostruito dai militari dell’Arma, Isaj avrebbe spacciato droga dietro all’ospedale: era stato intercettato mentre vendeva mezzo chilo di cocaina a un tizio in via Garzoni, a pochi passi dal Sant’Orsola. Per la Procura, ai vertici dell’organizzazione c’erano i fratelli albanesi Marsel e Klaudjo Cano, che "coordinavano e dirigevano gli altri".
L’avvocato Marco Sciascio assiste una delle ragazze coinvolte nel giro: "Valuteremo con il pm se ci sono margini per procedere con riti alternativi, penso in particolare a un patteggiamento. La ragazza, accusata di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, si ritiene innocente, noi ci riteniamo vittime del sistema. Lei si ritiene del tutto estranea alla contestazione e vittima essa stessa di quanto accaduto. Era una prostituta, da qualche anno nel giro. Probabilmentre si tratterà di un un abbreviato, alla luce di una memoria che già depositammo di una estraneità all’accusa – precisa l’avvocato Sciascio – o forse anche un dibattimento, stante però la premessa che ho fatto".
c. g.