Nel suo rinvio alla Corte di Giustizia europea sul decreto ‘Paesi sicuri’, il tribunale di Bologna, entra anche nel merito sulla definizione stessa di "Paesi sicuri", contestando il principio per cui potrebbe definirsi sicuro un Paese in cui la generalità, o maggioranza, della popolazione viva in condizioni di sicurezza, visto che il sistema di protezione internazionale si rivolge in particolare alle minoranze. Portando anche il paradosso che la Germania nazista fosse stata estremamente sicura per la stragrande maggioranza della popolazione tedesca, a eccezione di ebrei, omosessuali, oppositori politici e rom.
I quesiti che il tribunale di Bologna rivolge alla Corte di giustizia europea sulla questione del decreto migranti, prendono le mosse dalla definizione della lista dei Paesi sicuri, non più fatta con un decreto interministeriale, ma con una legge ordinaria. Il tribunale chiede se, in base a questa definizione, l’ordinamento europeo continui a essere prevalente. E fa esplicito riferimento al caso del Bangladesh, partendo proprio dal procedimento che ha innescato il rinvio, ricordando che i casi in cui si riscontra la necessità di una protezione internazionale sono legati all’appartenenza alla comunità Lgbtqi+, alle vittime di violenza di genere, alle minoranze etniche e religiose, senza dimenticare i cosiddetti sfollati climatici. Lo spirito del decreto, suggerisce il tribunale, avrebbe quindi il carattere di "un atto politico, determinato da superiori esigenze di governo del fenomeno migratorio e di difesa dei confini, prescindendo dalle informazioni e dai giudizi espressi dai competenti uffici ministeriali in ordine alle condizioni di sicurezza del Paese designato".
Occorre un passo indietro. Il rinvio nasce in seno a un ricorso presentato da un richiedente asilo del Bangladesh contro la commissione territoriale per il riconoscimento della protezione. Il Bangladesh rientra nell’elenco dei "Paesi sicuri" inserito nel decreto legge del 21 ottobre scorso, promulgato dal governo Meloni e relativo ai Paesi sicuri per rimpatriarvi i migranti espulsi dall’Italia. Un dl nato dopo la vicenda del rimpatrio ’rapido’ dei migranti irregolari in Albania. Nel caso specifico, comunque, il cittadino bengalese ha fatto ricorso dopo che il tribunale di Roma aveva ritenuto il suo e altri Paesi della lista non sicuri secondo la Corte europea. E i giudici bolognesi confermano: i criteri utilizzati per stilare l’elenco non corrispondono a quelli del diritto europeo, poiché il decreto della presidente del Consiglio valuterebbe sicuri Paesi che invece lo sono soltanto per alcune fette di popolazione. Da qui, il provocatorio paragone con la Germania nazista.
"Il governo non si fa condizionare. Nostro dovere è risolvere la questione migratoria e quello che stiamo facendo è nel rispetto delle regole italiane e comunitarie, quindi andremo avanti", assicura il ministro degli Esteri Antonio Tajani. E l’altro vicepremieri Matteo Salvini: "Se qualcuno, invece di essere in tribunale, si sente nella sede di Rifondazione comunista, si tolga la toga, si candidi alle elezioni e faccia politica. Non possono esserci giudici che smontano la sera quel che altri fanno la mattina".
Federica Orlandi