REDAZIONE BOLOGNA

I condannati nelle comunità educanti. Una mostra in Assemblea legislativa

Mostra fotografica racconta il progetto di recupero dei detenuti della Comunità Papa Giovanni XXIII. Esposizione in corso all'Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna.

Mostra fotografica racconta il progetto di recupero dei detenuti della Comunità Papa Giovanni XXIII. Esposizione in corso all'Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna.

Mostra fotografica racconta il progetto di recupero dei detenuti della Comunità Papa Giovanni XXIII. Esposizione in corso all'Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna.

Un carcere senza sbarre, una comunità che mira al recupero dei detenuti e al loro reinserimento nella società. È il progetto portato avanti dalla Comunità riminese Papa Giovanni XXIII, che viene raccontato in una mostra fotografica esposta nell’Assemblea Legislativa della Regione fino al 13 settembre.

‘Dall’amore nessuno fugge’, questo il titolo dell’esposizione, narra l’esperienza dell’Associazione di Protezione e Assistenza ai Condannati (Apac) nata in Brasile e portata in Emilia-Romagna negli anni 2000, grazie a Don Oreste Benzi e alla Comunità Papa Giovanni XXIII (da lui fondata nel 1968). Promossa dalla presidente dell’Assemblea Legislativa Emma Petitti e dalla consigliera regionale Valentina Castaldini, in collaborazione con Giorgio Pieri, coordinatore delle Comunità educanti carcerarie (Cec), e con il Garante regionale dei detenuti Roberto Cavalieri, la mostra è visitabile dalle 9 alle 18 dal lunedì al venerdì. C’è anche la possibilità di partecipare a visite guidate gestite dai detenuti, dalle 12 alle 16, scrivendo a: alcerimoniale@regione.emilia-romagna.it.

"I detenuti hanno un legame stretto con il territorio, collaborano con le cooperative per imparare mestieri, e vengono seguiti in percorsi di presa di coscienza degli errori", afferma Petitti. Le Cec, dieci in tutto il Paese, quattro in Emilia-Romagna, hanno ottenuto risultati importanti: in Italia il tasso di recidiva è circa del 70%, mentre solo il 12% di coloro che intraprendono questi percorsi commette nuovamente un reato. Antonio, uno dei detenuti da tre anni in Cec, spiega il motivo per cui il progetto ha successo: "Ho ritrovato l’importanza delle relazioni, che avevo perso". Al momento le Comunità sopravvivono solo grazie ai volontari: "Spero che possano essere riconosciute a livello istituzionale, visto il problema di sovraffollamento delle carceri", si augura Pieri. Il 12 settembre alle 16 c’è anche il convegno ‘L’uomo non è il suo errore. Percorsi di rinascita’.

Alice Pavarotti