REDAZIONE BOLOGNA

"I cerchi anti-Covid? Fantastici, da replicare"

L’esperimento al giardino di Ca’ Bura ha conquistato tutti, tra studenti e amanti del sole: "Li vogliamo anche negli altri parchi"

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di Francesco Moroni

Un successo. Non siamo al Domino Park di New York e sullo sfondo non ci sono il suggestivo ponte di Brooklyn o lo ‘skyline’ della Grande Mela, piuttosto il cavalcavia dell’autostrada o i palazzoni della periferia nostrana, ma poco importa: i cerchi per il distanziamento sociale nel parco di via dei Giardini, a Corticella, hanno conquistato tutti. Grandi e piccini. Uomini e donne. Amanti della bicicletta o di una passeggiata all’aria aperta e fanatici della prima tintarella in questo assaggio di bella stagione, dopo due mesi nemici dell’abbronzatura. Dentro i ‘bolloni’ anti Covid, i bolognesi si sentono al sicuro e riescono a rilassarsi come, ormai, non pensavano di poter più fare.

Passeggiando per il giardino di Ca’ Bura, in via dell’Arcoveggio, è impossibile non scorgerli: c’è chi ha pensato subito ai cinque cerchi olimpici, chi a una sorta di paesaggio lunare alla 2001 Odissea nello spazio, chi – dopo aver visto le foto sul Carlino – non ha resistito e si è concesso un po’ di riposo pomeridiano. Da soli o in compagnia, fa lo stesso, perché una grande arma dei cerchi anti contagio è proprio quello di ripristinare le ‘giuste’ distanze. Non si sgarra: rimane l’indicazione di non avvicinarsi per più di un metro all’altro, sia chiaro. Ma, grazie all’ampio spazio tra un bollone e l’altro – due metri –, si è protetti sia all’interno, un microcosmo dove poter leggere e fare esercizi, e all’esterno, dove gli spazi vengono rispettati senza l’ansia di invadere quelli altrui.

"Non ho resistito e sono venuta subito appena ho potuto: volevo vedere di cosa si trattava – racconta una signora, distesa all’ombra di un albero –. Ho anche inviato una foto a una mia amica. Lei vive a New York, a Brooklyn per la precisione, e me ne aveva già parlato: sono davvero contenta abbiano deciso di replicare l’iniziativa anche nella nostra Bologna". Gli assidui frequentatori del parco, quelli che abitano a un tiro di schioppo da Ca’ Bura, sono estasiati. Chi non aveva mai messo piede nell’area dove sorge anche un laghetto, invece, ha un motivo in più per farlo. "Perché non ci hanno pensato prima? Sono rimasta così colpita che vorrei vederli ovunque", aggiunge un’altra ragazza. Approvazione massima da parte di tutti, nessuna bocciatura. E ci sono anche degli studenti che, a piccoli gruppetti – ma sempre e rigorosamente distanziati – sfogliano un libro o ripetono con i compagni, riscoprendo un po’ il piacere di studiare insieme e condividere i compiti, dopo mesi e mesi di didattica soltanto a distanza.

La speranza dei cittadini, ora, è di vedere l’esperimento riprodotto anche nelle altre grandi aree verdi urbane. E l’intenzione del Comune è proprio quella di espandere il progetto: far diventare i cerchi anti Covid un ‘must’, un’arma in più per difendersi dal virus ed evitare il tanto temuto rimbalzo dei contagi. Si pensa ai Giardini Margherita, ovviamente. Ma anche a Villa Spada e in tutti gli altri parchi che potrebbero essere teatro di assembramenti. In fondo, l’aveva detto l’assessore comunale Alberto Aitini, con delega tra le altre al Verde urbano: "Siamo partiti con una vernice ecologica che dura una settimana, ma se l’idea dovesse piacere la allargheremo, cominciando a utilizzare un materiale più duraturo nel tempo". Il primo feedback è stato di quelli da ovazione.

Non solo, perché i cerchi sembrano funzionare anche dove non dovrebbero. Chi non è riuscito a trovare posto al loro interno – sono una ventina, distribuiti tra le due collinette – o chi si è semplicemente accampato un po’ più in là, magari riparato dal sole, segue pedissequamente le stesse regole: un metro l’uno dall’altro, almeno un paio tra i gruppi. Per rilassarsi, sì, ma in sicurezza.