Bologna, 1 novembre 2014 - Fantasmini di meringa, streghette di biscotto, scopettine di cioccolato è quanto ho trovato dal fornaio per essere preparata alle incursioni: dolcetto scherzetto. Fra poco suonerà alla porta la mia nipotina con un po’ di amichetti e adempirò a questo rituale. A dir la verità, a me Halloween non piace per niente, non solo perché non fa parte della nostra tradizione, ma perché mi sembra un gran brutto modo di fare i conti con la morte. Quando la paura è tanta e non si hanno strumenti per fronteggiare l’evento pauroso, la cosa più semplice è quella di negare l’evento e riderci sopra. Oggi la morte e la sua idea sono da molti relegate in un altrove nebuloso, quasi irreale.
Fare visita al morto e vederlo nella rigida compostezza della sua nuova realtà può risultare traumatico. «Non entro, preferisco ricordarlo da vivo», l’ho sentita da un personaggio che passa per ‘duro’. I giochi e le performance di Halloween e addentellati non credo servano a darci uno strumentario per affrontare al meglio la ineluttabile fine della vita nostra e degli altri. La nostra tradizione e la nostra religione (intendendo per nostra quella che è la religione più diffusa della nazione) ci forniscono (o dovrei dire fornivano?) di ben altri ausili per affrontare l’evento più ineludibile della esistenza. Basti pensare al giorno dei Morti stretto a quello di Ognissanti, alla riunione dei parenti venuti anche da lontano, alla visita al cimitero.
Il passato si riallaccia al presente. I morti rivivono nel ricordo e nelle preghiere dei vivi. I vivi negli intrecci di fede e affetto, che travalicano i confini dell’esistenza, traggono il tranquillo coraggio per guardare oltre. Alcuni oggi, per farsi forza circa l’ineluttabilità della loro fine, hanno riesumato il detto stoico: «Quando c’è la morte non ci sono io e quando ci sono io non c’è la morte», ma quando sono i loro cari a morire dove trovano consolazione? nelle streghe e nei giochi di Halloween?
Suonano alla porta... darò il dolcetto, ma nei prossimi giorni andremo insieme in Certosa, gireremo fra le tombe ammaliati da tante testimonianze della perduranza di vita oltre la morte, pregheremo e mangeremo tutti insieme con i parenti venuti anche da fuori...