Bologna, 30 dicembre 2021 - Quando lo scrittore Arthur Bloch, negli anni ’70, scriveva che "una proliferazione di nuove leggi crea una proliferazione di nuove scappatoie", di certo non avrebbe mai potuto immaginare che un giorno, nel pieno di una pandemia mondiale, un’app di messaggistica come Telegram sarebbe diventata un ricettacolo mediatico di ‘scappatoie’ per ottenere falsi Green pass.
QUAL È LA PROCEDURA Ecco perché noi del Carlino abbiamo provato ad acquistare un Green pass falso per capire quali siano i passi da seguire per ottenere il certificato. Ci è bastato digitare ‘Green pass’ nella barra di ricerca e automaticamente sono spuntati fuori una serie di gruppi con centinaia di migliaia di utenti. Una volta entrati ecco che nella chat appaiono una serie di messaggi fissati a titolo informativo: gli amministratori parlano di "Green pass firmati e validati secondo gli standard dell’Ue". Poi un listino prezzi con tanto di offerte: il prezzo base per un certificato verde si aggira attorno ai 120 euro, ma c’è anche chi arriva a chiederne più di 200. A seguire tutta una serie di foto e video di presunti clienti che testimoniano l’ottenimento del Green pass: screenshot di persone che ringraziano per il servizio e video di ‘acquirenti’ che attestano la funzionalità del proprio codice Qr. Gli slogan sono sempre gli stessi: "Date un’occhiata alle nostre recensioni", "Siamo i migliori in Europa nel settore". E siccome il mercato è ampio e lo spettro della concorrenza inevitabile, in ogni gruppo si legge: "Diffidate dagli altri rivenditori…".
SI PAGA CON LA MONETA DEL FUTURO Contattiamo tre rivenditori diversi e il prezzo per il Green pass varia dai 100 ai 150 euro. Il metodo di pagamento predefinito è in cryptovalute, quindi in bitcoin. Tutto quello che dobbiamo fare è inviare (come richiesto) una foto della nostra tessera sanitaria e creare un account su Bitcoin.org. I rivenditori ci forniscono tutte le istruzioni necessarie: "Crei l’account, dopodiché inserisca la cifra… Inserisca il seguente indirizzo bitcoin, in seguito la sua mail e attenda che le arrivi il codice". E ancora: "Appena le chiede indirizzo wallet metta questo….". È un processo un po’ macchinoso e poco intuitivo, per questo i rivenditori ci seguono passo per passo e risolvono ogni dubbio o intoppo. In meno di dieci minuti abbiamo convertito 120 euro in criptovalute pronte per essere trasferite all’indirizzo del nostro rivenditore.
TRUFFA E STRATEGIA Il gioco è fatto o, almeno, così ci è sembrato. Il nostro rivenditore è entrato in possesso della nostra tessera sanitaria e dei nostri bitcoin. Tutto sembra filare liscio e ci assicura che ci vorranno tra le 24/48 ore per ottenere il falso Green pass. Nel frattempo ci conferma che, in quel lasso di tempo, ne possiamo ‘prenotare’ altri (senza limiti) anche per i nostri familiari o amici. Allo scadere del secondo giorno il nostro contatto scompare, ci blocca e cancella l’account. E forse sarebbe stato ‘più sicuro’ (seppur ugualmente illegittimo e illegale) seguire un’altra opzione, ormai sempre più diffusa tra i No-Vax: prendere in prestito il Green pass di qualcun altro, dato che, come abbiamo constatato, in nessun locale qualcuno si è mai assicurato della validità del nostro certificato confrontandolo con un documento d’identità.