
In ’pausa’ dai Marlene Kuntz, l’artista stasera sul palco del Locomotiv con il tour legato all’ultimo lavoro ’Stammi accanto’
"La definirei encomiabile proattività" scherza Cristiano Godano parlando di un quinquennio che l’ha visto movimentare il mondo della canzone con due album da solista e uno coi Marlene Kuntz, seguiti dai relativi tour, ma anche da due libri e, per non farsi mancare proprio nulla, da un giro di teatri assieme al comunicatore Telmo Pievani col reading musicale ’Canto d’Acqua’. L’ultima fatica è il tour legato proprio al secondo album senza Marlene ’Stammi accanto’, uscito il 4 aprile, che il cantautore piemontese presenta stasera alle 21 sul palco del Locomotiv accompagnato dai Guano Padano.
Cristiano, cos’è cambiato rispetto alla precedente esperienza senza Marlene di cinque anni fa?
"Per quanto riguarda la dimensione live, la differenza più grossa è la presenza accanto a me dei Guano Padano e quindi di una band incredibilmente efficace, capace, elegante, stilosa e molto consapevole".
Com’è nato ’Stammi accanto’?
"Le canzoni sono state scritte appena cinque-sei mesi dopo l’uscita di ‘Mi ero perso il cuore’, quindi, dal punto di vista del puro songwriting solitario, casalingo, col predecessore non vedo grosse differenze. Le più sensibili sono legate al modo in cui questi pezzi sono stati poi gestiti in studio di registrazione. Le tastiere, ad esempio, sono molto più presenti che nel primo album. C’è un’attitudine melodica più pronunciata e, per quanto riguarda il decadentismo del suono, la sua ‘dannazione’, lo rende un filo meno assimilabile ai miei mondi rispetto all’altro. Come m’ha detto un amico, c’è tutta la gravitas del caso su una piattaforma di apparente calma, dolcezza e quiete".
Quindi, cronologia alla mano, nonostante sia arrivato solo ora questo album è stato concepito prima di ’Karma clima’ dei Marlene.
"Sì. In ‘Karma clima’ con gli altri della band abbiamo cambiato completamente approccio, lasciando che fosse il nostro tastierista-multistrumentista a lanciarci delle suggestioni su cui lavorare, iniziando quindi da lì, e non dalle chitarre come di consueto. Nei miei dischi solisti, le cose stanno diversamente; a casa raramente affronto la musica ‘alla Marlene’, prediligendo piuttosto un impatto folk-cantautorale alla Neil Young o Bob Dylan. Anche se, almeno in un pezzo del disco, sento vegliare su di me il fantasma di Paolo Conte".
’Dentro la ferita’ la canta con Samuele Bersani.
"Mi piaceva l’idea di avere un ospite e, visto il rapporto e la stima reciproca, il suo è uno dei primi nomi che m’è passato per la mente. Gli ho proposto un paio di pezzi, facendogli capire, però, che a mio avviso la scelta giusta sarebbe stata questa e m’ha fatto molto piacere che sia stato pure il suo pensiero".
L’aggancio con i Guano Padano gliel’ha offerto il chitarrista Alessandro ’Asso’ Stefana?
"Sì, proprio lui, che lavora con Vinicio Capossela così come con PJ Harvey, Calexico o Mike Patton e ha un tocco internazionale, molto vicino al sound anglosassone. Poter lavorare con una band compatta e coesa è stato un gran vantaggio e poterlo fare pure dal vivo lo è ancora di più".
Dopo questo tour cosa l’aspetta?
"Riprendo il mio posto nei Marlene per una serie di concerti con la Filarmonica del Teatro Comunale di Bologna diretta da Rodrigo D’Erasmo. Un’altra sfida, mai raccolta prima, per proseguire questa nostro cammino di band con rinnovata energia".