Manifestazione pacifica e affollata quella che nel pomeriggio di domenica scorsa ha visto i residenti dell’alta vallata del Samoggia cittadini di Monte San Pietro e Valsamoggia scendere in piazza, a Savigno, proprio fianco a fianco dei banchi e dei punti di ristoro della fiera del tartufo.
Decine di famiglie vittime dello stillicidio di frane ed erosioni dei corsi d’acqua che ha interrotto la viabilità locale, da via Bernardi a via Serretti e fino a via Segaticcio. Strade comunali da una parte e dall’altra del confine tra i due territori, interrotte o gravemente danneggiate dagli eventi atmosferici prima di giugno poi di settembre e ancora lo scorso ottobre.
Situazioni accomunate dal grave disagio che arrecano alla vita quotidiano di circa 35 famiglie, alcune che possono arrivare a casa solo a piedi, altre costrette a lunghi percorsi alternativi. Ma soprattutto a rischio per la precarietà di servizi di base quali il recapito della posta, il trasporto scolastico, la fornitura di gas per il riscaldamento e possibili situazioni di emergenza.
Problemi che non potranno che aggravarsi nel periodo invernale ai quali ha dato voce l’associazione di base dei consumatori A.Ba.Co. che col presidente Luigi Lasci ha partecipato ad un incontro con le due sindache: Monica Cinti (Monte San Pietro) e Milena Zanna (Valsamoggia) al termine del quale: "A distanza di mesi, la viabilità è ancora interrotta, causando notevoli disagi quotidiani per gli abitanti della zona, che si trovano isolati e costretti a percorrere strade alternative pericolose e più lunghe per raggiungere i propri luoghi di lavoro e usufruire dei servizi essenziali".
Senza considerare altri aspetti, come aggiunge Lasci: "L’interruzione prolungata della strada sta mettendo a repentaglio la sicurezza dei residenti in caso di emergenza, e sta causando un grave danno economico alle famiglie, costrette a sostenere maggiori spese per gli spostamenti.
Situazione aggravata dalla presenza di altri cedimenti stradali nelle vicinanze. Le due amministrazioni ci hanno ascoltato ma non abbiamo avuto rassicurazioni sulla risoluzione in tempi brevi. Chiediamo l’istituzione di un tavolo di confronto".
Di particolare gravità il caso raccontato da Serena Rizzieri, insegnante, mamma di un ragazzo autistico e cardiopatico: "A casa nostra non si arriva più in auto. Ogni giorno mi faccio un chilometro e mezzo a piedi in forte pendenza. Noi ce la facciamo -spiega insieme al marito- ma nostro figlio no. E così è recluso in casa, senza poter fare terapie, o cure".