REDAZIONE BOLOGNA

Cecchettin e i femminicidi: “Confronto col ministro”. E Valditara accetta l’invito

Il papà di Giulia: parliamo dati alla mano, vorrei incontrare anche Meloni. Il titolare dell’Istruzione: “Donne uccise? Mai detto che la colpa è dei migranti”

Roma, 21 novembre 2024 – I femminicidi – numeri, cause, azioni di contrasto – tornano a occupare la scena politica. Il merito è di Gino Cecchettin, padre di Giulia, la studentessa 22enne uccisa l’11 novembre 2023 dall’ex fidanzato Filippo Turetta. Dopo il lancio della Fondazione intitolata alla figlia per promuovere “un cambiamento sociale” finalizzato alla prevenzione e alla lotta contro la violenza di genere, Cecchettin, allarmato dalla dichiarazione del ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, su migranti e femminicidi, sente aria di semplificazioni ed educatamente si mette di traverso. La negazione dei femminicidi “come fenomeno giuridico” e la relazione tra immigrazione illegale e violenze di genere lo inducono a reagire.

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Gino Cecchettin, papà di Giulia, a Bologna

“Vorrei confrontarmi col ministro e la premier numeri alla mano. Rispetto le opinioni di tutti, ma andrebbero coadiuvate da dati concreti, studierò le statistiche. La premier Meloni, come donna, avrà sicuramente subito comportamenti maschilisti, e credo possa offrire consigli a tutte le donne italiane”. Ancora: “La violenza va combattuta senza fare propaganda”. L’articolata richiesta viene ufficializzata a Bologna, dove Cecchettin, con i suoi modi posati ma risoluti, è la ’faccia’ che riempie la sala al dibattito Dieci domande sulla violenza promosso da Alma Mater e Città metropolitana. Il patriarcato resta sul tavolo. “Non è che se neghi una cosa questa non esiste”, è la sollecitazione al ministro via Corriere.

Valditara si affretta a rispondere: “Raccolgo molto volentieri l’invito a un confronto. Credo che il comune scopo che condividiamo, cioè combattere contro ogni forma di violenza sulle donne, ci debba vedere tutti dalla stessa parte”. Il ministro precisa anche di non avere mai detto che “il femminicidio è colpa degli immigrati”. Ma a nessuno sfugge che le sensibilità siano diverse e che, citando la presidente del Consiglio come sicura vittima di “comportamenti maschilisti”, Cecchettin stia spostando il dibattito in una nuova dimensione.

Complice l’avvicinarsi del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, i dati 2023 del Dipartimento di Pubblica sicurezza dicono che, su 5.832 autori di violenze sessuali in Italia, 2.524 sono stranieri, il 43% del totale, in cifre assolute la minoranza. Diminuisce la quota degli stranieri responsabili di atti persecutori, 3.332 su 18.043 totali pari al 18,5%, e autori di maltrattamenti contro familiari o conviventi, 7.824 stranieri su 27.659 pari al 28%. Sono invece in maggioranza stranieri, 25 su 33, i segnalati per costrizione o induzione al matrimonio. Di contro, dal report Istat emerge che le donne si sentono più a rischio degli uomini: il 38% teme gli stupri, il 19% non esce la sera e a essere più insicure sono le ragazze tra i 14 e 24 anni.

Valditara diventa bersaglio anche di scritte sulle mura del ministero accompagnate da una stella a cinque punte con simbolo anarchico: “Valditara dimetti. Valditara fai schifo non puoi patriarcare per sempre”. E ancora: “104 morti di stato non è l’immigrazione ma la vostra educazione”. Scritte che per la premier Meloni sono un gesto “vile e inaccettabile”. “Non si può brandire l’educazione al rispetto come slogan per poi contraddirla nei fatti”, si schiera la ministra della Famiglia Eugenia Roccella per la quale però “il patriarcato esiste”. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, sollecitato a commentare le parole spiazzanti del collega leghista, risponde: “Io ho il mio linguaggio, altri il loro”, mentre per Fabio Rampelli (FdI) “l’unico patriarcato è quello islamico”. Marta Semenzato, presidente della commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, ammette: “Sì il patriarcato ha ancora radici, però sono in aumento i reati culturalmente e religiosamente orientati”. E così appare già evidente che al 25 novembre la politica arriverà divisa.