Gianpasquale Serino è giornalista professionista e lavora in un’emittente privata di Napoli. All’epoca della strage aveva 12 anni, viaggiava sul treno insieme alla mamma e a un fratello. Erano diretti a Milano per trascorrere il Natale da una sorella.
In che carrozza eravate?
"Esattamente in quella dove è esplosa la bomba, a circa quattro, cinque metri di distanza. Ancora oggi non so come sia possibile che ne siamo usciti vivi".
Vivi ma devastati.
"Mia madre ci trascinò fuori dalla carrozza non so come. Io ero più morto che vivo, lei ferita gravemente, mio fratello, piu giovane di me praticamente illeso".
Cosa ricorda di quei momenti?
"Un inferno. Ero coperto di sangue, rimasi steso a terra nella galleria per due ore, nel fumo in mezzo ad un vortice di urla, dolore, devastazione, buio, fumo ovunque. Una marea di persone fuggiva terrorizzata, mi calpestarono più volte. Lo scoppio mi aveva tranciato l’arteria del braccio destro, avevo un buco di 3 centimetri nel gomito, il sangue usciva a fiotti".
E sua mamma accanto.
"Nel caos affidò mio fratello in braccio a uno sconosciuto che correva verso l’esterno, lei rimase accanto a me fino a che i vigili del fuoco, ormai senza barelle, mi stesero su una porta sventrata del treno e mi portarono fuori".
Il dopo come fu?
"Rimasi in ospedale sei mesi, mi dettero 700 punti di sutura, ho subito diversi interventi. Mia madre ebbe oltre cento punti, era gravemente ferita ad un occhio, il volto devastato. Per anni abbiamo avuto incubi, insonnia, depressione. Ho movimenti limitati nel braccio ferito e ancora accuso dolore".
Le istituzioni vi hanno assistito?
"Dal punto di vista psicologico no, ci siamo sentiti abbandonati a lungo. Niente assistenza, poca vicinanza e solo nel 1998 è stata varata una legge che contempla terapie psicologiche".
Ora c’è una nuova inchiesta a Firenze, ha fiducia nella magistratura?
"Come cittadino sì, molti magistrati pagano con la vita il loro lavoro. Come vittima del terrorismo no. Il Rapido 904 è come se fosse una strage dimenticata".
Nelle stragi d’Italia c’è sempre l’ombra di una copertura politica.
"Gli organismi dello Stato in quanto tali non hanno coperto le stragi, ma al loro interno ci sono state cellule deviate riconducibili alle strutture istituzionali".