Il prossimo 17 febbraio l’ex comandante della polizia locale di Anzola, Giampiero Gualandi, 63 anni, comparirà davanti alla Corte di assise. Qui risponderà dell’omicidio della collega Sofia Stefani, 33 anni, con cui aveva avuto una relazione extraconiugale. È stato infatti emesso il decreto di giudizio immediato, in risposta alla richiesta dei pm Lucia Russo e Stefano Dambruoso.
Sofia il 16 maggio scorso morì proprio nell’ufficio di Gualandi, in commissariato, raggiunta da un proiettile al viso sparato dalla pistola d’ordinanza dell’uomo. Lui, difeso dall’avvocato Claudio Benenati, ha sempre sostenuto che si sia trattato di un incidente, che il colpo fosse partito durante una collutazione tra loro due. La Procura invece, dopo indagini che si sono avvalse anche di consulenze balistiche, informatiche e medico legali, è convinta si tratti di omicidio volontario, aggravato da futili motivi e dall’aver commesso il delitto verso una persona a cui l’indagato era legato da una relazione affettiva. I genitori della ragazza, con l’avvocato Andrea Speranzoni, si costituiranno parte civile.
Nei giorni scorsi il giudice per le indagini preliminari Domenico Truppa (che per primo emise la misura cautelare verso l’indagato) ha concesso a Gualandi i domiciliari, ritenendo non sussistessero non solo pericolo di fuga o di inquinamento delle prove, ma soprattutto che non ci fosse la possibilità che reiterasse la condotta in ambiente domestico. Per il gip, il vigile a maggio agì in preda a "pressione emotiva e stress, che l’ambiente domestico non genera". La Procura ha fatto appello al Riesame: l’udienza è attesa prima di Natale, dato che il termine sarebbe proprio il 25.
Sul giudizio immediato, l’avvocato Benenati commenta: "Siamo impazienti di esporre le nostre ragioni di fronte a un giudice terzo, in contraddittorio". E sulla misura: "Gualandi è una delle persone più miti che conosca, non ha mai torto un capello ad alcuno. Quello che è accaduto non era intenzionale e molti elementi ci danno ragione, benché la Procura non ci creda. Abbiamo fornito al gip elementi che escludono la possibilità di reiterazione, tra cui i pareri di psicologi e psichiatri del carcere. Gualandi non manifesta segnali di instabilità. C’è il rischio di tenere in carcere per mesi un innocente". Gualandi comunque è ancora alla Dozza: manca il braccialetto elettronico per mandarlo a casa. "Una situazione logorante e inaccettabile", chiude il suo legale.