Bologna, 24 agosto 2023 – La moglie , la suocera. Tra poco con tutta probabilità si tireranno le somme del lungo lavoro d’indagine degli inquirenti sul caso di Giampaolo Amato, l’oculista sessantaquattrenne in carcere dallo scorso aprile perché accusato dell’omicidio della moglie Isabella Linsalata, 62 anni, tra il 30 e il 31 ottobre 2021. Il medico l’avrebbe uccisa prima stordendola con la benzodiazepina Midazolam, poi finendola facendole aspirare del sevoflurano, un anestetico ospedaliero che avrebbe sottratto in uno dei nosocomi in cui lavorava. Non solo. Amato è anche indagato per l’omicidio della suocera. Gli inquirenti si stanno ora concentrando soprattutto sul decesso di Giulia Tateo, morta a 87 anni appena 22 giorni prima della figlia, in circostanze simili: anche la madre infatti fu trovata senza vita a letto, nell’appartamento comunicante con quello di Isabella, nel condominio di via Bianconi in cui continuava a vivere anche il genero nonostante la coppia fosse separata.
Proprio su questo secondo, atroce sospetto si stanno concentrando gli sforzi di Procura e carabinieri: dopo l’esito dell’esame autoptico che ha confermato come anche nel corpo dell’anziana fossero in circolo le stesse sostanze della figlia, cioè Midazolam con il suo metabolita e sevoflurano, benché lo stato del corpo riesumato diversi mesi dopo il decesso non permettesse di stabilire con certezza la quantità di farmaci nel sangue e quindi se questi fossero la causa della morte, sono stati sentiti nuovi testimoni. Si tratta di familiari e persone molto vicine all’ultraottantenne, per cercare anche di ricostruirne i rapporti col genero.
Il corpo fu riesumato lo scorso gennaio (la morte risale al 9 ottobre 2021) e analizzato dal medico legale nominato dalla Procura, Guido Pelletti, oltre che dai consulenti nominati dalle parti, che non esclusero però che le cause del decesso potessero essere dovute ad altre patologie. La famiglia Linsalata è rappresentata dai legali Maurizio Merlini e Francesca Stortoni, Amato invece è difeso dagli avvocati Gianluigi Lebro e Cesarina Mitaritonna. Ora, si attendono gli esiti degli accertamenti tecnici disposti dalla Procura sui sistemi informatici sequestrati all’oculista, cellulare e computer.
Nel frattempo, stanno per esaurirsi i sei mesi di custodia cautelare del medico, arrestato il giorno prima di Pasqua e da allora alla Dozza, dopo che il tribunale del Riesame a fine aprile respinse l’istanza di scarcerazione presentata dai suoi difensori. Se al medico verrà contestato il solo omicidio aggravato della moglie, la Procura – pm Domenico Ambrosino e aggiunto Morena Plazzi – potrebbe optare per la richiesta di giudizio immediato custodiale; ma se il quadro sarà tale da far sì che gli inquirenti gli contestino entrambi i decessi, come è plausibile allo stato attuale, allora secondo il codice si dovrà procedere con il rito ordinario, passando perciò dall’udienza preliminare. In ogni caso, le indagini potrebbero chiudersi già nelle prossime settimane.
L’oculista è accusato di avere ucciso con un duplice movente: quello economico, per ereditare il denaro della moglie e, indirettamente, quello della suocera, e sentimentale, per poter vivere in serenità l’altalenante relazione extraconiugale che portava avanti già da diversi anni e di cui la moglie era al corrente. Proprio per vedere l’amante – è ancora l’accusa – già nel 2019 Amato avrebbe somministrato alla moglie dei sedativi, per stordirla mentre lui usciva con l’altra.