Tanta ricerca e studio hanno messo in risalto tre pittori bolognesi: Giacomo, Alfonso e Alfredo Savini, poco conosciuti dal grande pubblico, ma che ora si ricongiungono in due mostre: ’L’album inedito di Giacomo Savini’ al Museo Davia Bargellini (inaugurazione giovedì alle 17), e ’Dinastia Savini’ al Museo Ottocento. Sono occasioni importanti, come hanno dichiarato Eva Degl’Innocenti, direttrice dei Musei Civici e Silvia Battistini, direttrice dei Musei d’Arte Antica, per riscoprire il valore di una gloriosa tradizione di pittori. Da tempo Mark Gregory D’Apuzzo, conservatore del Davia Bargellini, desiderava dedicare una mostra a Giacomo Savini (1768-1842), e l’opportunità gli è stata concessa dalla Fondazione Opera Pia Davia Bargellini, che custodiva gelosamente nel suo archivio un inedito album di 141 disegni del pittore.
Di questi ne sono esposti solo 22, che rappresentano il punto focale pittorico che si ricongiunge ad altri oli di collezione privata e a quelli di Vincenzo Martinelli che fanno parte della collezione permanente del Davia. La storica dell’arte Ilaria Chia ha collegato tutte queste opere in un percorso espositivo, restituendo un’immagine completa dell’arte di Giacomo, che parte dal clima neoclassico della seconda metà del ‘700, di ispirazione martinelliana con bellissimi paesaggi e colori sfumati, per passare ad una fase en plein air eseguita dal vero, finendo dopo i viaggi a Parma e ad Ancona, con una pittura di scorci e vedute ricca di scene di vita quotidiana. Il catalogo che accompagna la mostra, realizzato da D’Apuzzo, dalla Chia e da Ilaria Negretti che scrive su Giuseppe Davia Bargellini collezionista, artista e ultimo erede delle due famiglie senatorie, è un vero compendio di notizie esaurienti. Dal 16 febbraio al 23 marzo poi il Museo del Risorgimento presenterà un focus espositivo: ’Alfonso Savini ed Emilio Putti’. Un pittore professionista ritrae un pittore amatoriale.
L’altro tassello importante è al Museo Ottocento. "Era una mostra necessaria – dichiara la storica dell’arte Francesca Sinigaglia – che ho voluto fortemente". E così venerdì alle 18, con l’inaugurazione al Museo Ottocento dell’esposizione ’Dinastia Savini’, si completa la saga di questa famiglia di artisti. Con più di 90 quadri, per lo più olii, inediti e provenienti da Collezioni private, da Musei, tra i quali anche MAMbo e dagli eredi Savini, si presenta la produzione pittorica di Giacomo paesaggista e vedutista supremo, di Alfonso (1838-1908) e di suo figlio Alfredo (1868-1924) che, con i loro passaggi generazionali, hanno costruito un periodo artistico felsineo. Alfonso ebbe una vita molto lunga e sviluppò l’interesse per la pittura di genere vincendo anche un premio Curlandese. La sua arte subì dei cambiamenti, perché passò al genere neo-pompeiano con nitide figure storiche per giungere a quello neosettecentesco col quale, aiutato dal mercante d’arte Adolphe Goupil (lo stesso di Boldini) invierà i suoi quadri all’estero, diventando internazionale. Chiuse il secolo Alfredo che, rielaborando la lezione del padre, si gettò su linee liberty ed iper-realistiche. Una pittura bellissima e ancora attuale, che piacerà molto al pubblico abituato ai colori forti e di grande impatto visivo. Il catalogo, curato dalla Sinigaglia e dalla Chia, conferma ancora di più il sodalizio tra le due studiose d’arte dell’800 bolognese.