FRANCESCO MORONI
Cronaca

Garisenda, rebus sulla tempistica dopo l’ok delle Belle Arti

La Soprintendenza ha espresso parere favorevole, mancano però molti dettagli. Focus sul ruolo dei tralicci della Torre di Pisa e sulla loro permanenza in futuro

Bologna, 19 dicembre 2024 – Eppure ancora pende. Per capire nel dettaglio cosa racconterà il 2025 (e tutti gli anni a venire) sulla Garisenda c’è ancora da aspettare. La Soprintendenza ha esaminato il progetto di fattibilità tecnico-economica per la messa in sicurezza della torre, elaborando prescrizioni che dovranno essere recepite nel progetto esecutivo.

Il simbolo di Bologna a rischio. Garisenda come la torre di Pisa. Saranno usati gli stessi tralicci
Il rendering dei tralicci applicati alla Garisenda. La struttura dovrebbe essere alta 18 metri da terra

Tutto ruota intorno allo stesso aspetto: servono più dettagli e più specifiche per autorizzare e dare il via alla fase esecutiva. Tradotto: i tempi sembrano destinati a dilatarsi. E ci sarà da pazientare per vedere (altri) cantieri in azione, ipotizzati per l’inizio del 2025, con l’obiettivo di rafforzare il monumento e scongiurare un rischio crollo. Rischio crollo che, come già sottolineato nei mesi precedenti, non sarà scongiurato semplicemente con la messa in sicurezza, ma al massimo sarà ‘controllato’ e indirizzato nell’ipotesi, remota, di cataclismi. Poi il restauro, forse a partire dal 2026, forse più avanti.

Uno dei focus più interessanti è quello sui tralicci utilizzati per ‘tirare su’ la Torre di Pisa in arrivo. Innanzitutto, va chiarito l’effettivo ruolo che avranno gli stralli (in linguaggio tecnico), cioè se serviranno per alleggerire la pressione sul basamento o piuttosto come presidio in caso di eventi più gravi. Ma soprattutto se saranno destinati a rimanere in piazza di Porta Ravegnana a lungo o meno: l’idea è chiaramente quella di rimuoverli una volta svolto il proprio compito, ma non è chiaro ancora in quale fase dei lavori.

E ancora: va dimostrato che il peso concentrato dai tralicci non crei altri danni alla torre e in particolar modo al terreno sotto di essa. Magari inclinando ancora di più la Garisenda. Se così fosse, bisognerebbe anche capire come intervenire, tanto che lo stesso comitato tecnico-scientifico in passato aveva allontanato l’ipotesi di sostegni di qualsiasi tipo.

I problemi principali restano comunque tre, quelli che in questa fase si cerca di combattere maggiormente: il cedimento del fondale inclinato, la disgregazione del basamento e la rotazione della torre stessa. Proprio su quest’ultimo aspetto, emerso con forza maggiore nelle ultime riunioni del comitato a fine 2023, occorrono maggiori analisi e più informazioni. Poi ci sono le fratture già individuate tra le buche pontaie e i mattoni, a partire da quelle vicine alla base, che necessitano di operazioni non ancora definite.

La lista di accorgimenti è lunga e corposa, si focalizza in maniera distinta sul tronco della torre e sul suo basamento e riguarda anche un’attenzione ad hoc verso la selenite. Quest’ultima sta vivendo un processo di degradazione, diventando via via sempre più polverosa, motivo per cui era stata presa in considerazione l’idea di effettuare delle vere e proprie iniezioni di malta per rinvigorirla e renderla più resistente.

Insomma, c’è da lavorare per arrivare alla fase esecutiva della messa in sicurezza, specialmente per evitare che un’azione contro eventuali crolli finisca per deturpare o danneggiare alcune parti del monumento in parallelo. Inoltre, va ancora chiarito il discorso che riguarda ‘il recinto’ comparso ormai da un anno attorno all’area della Garisenda, che ha letteralmente stravolto la configurazione del centro sia in termini estetici che di viabilità.

Sul tema si è attivata fin da subito Lucia Borgonzoni, che aveva alzato l’attenzione sulla torre e sul pericolo cedimenti.

“Stiamo vivendo una situazione che considero paradossale, con tempi troppo lunghi non solo per l’urgenza che ovviamente richiede lo stato della Garisenda, ma soprattutto per l’impatto che i lavori hanno sulla vita dei bolognesi”, commenta il Sottosegretario alla Cultura. Che prosegue: “Le Due Torri sono letteralmente il centro di Bologna, forse il Comune l’ha dimenticato. Come se non bastasse mi sembra che il modus operandi dell’amministrazione sia sempre lo stesso: vengono presentati progetti fumosi e con diverse mancanze, con le specifiche richieste presentate soltanto all’ultimo o a ridosso delle scadenze, come quella del Pnrr. Ricordo anche che la Soprintendenza è un’istituzione che non fa dispetti, ma lavora per il bene della città. E, anzi, è grazie ai suoi rappresentanti che ci si è resi conto dei problemi legati alla torre”.