Bologna, 18 novembre 2023 – La questione della torre Garisenda sia vissuta come una occasione per cambiare prospettiva sulla città. Lo chiede monsignor Stefano Ottani, vicario generale per la sinodalità della Curia di Bologna, dalle colonne di Bologna Sette, il settimanale diocesano che ogni domenica viene venduto insieme al quotidiano Avvenire.
Il prelato ricopre anche la carica di parroco nella Chiesa dei Santi Bartolomeo e Gaetano a pochi metri dalle Torri: se la Garisenda dovesse crollare la Basilica, assieme a tutte le opere d’arte che sono custodite al suo interno, sarebbe fortemente danneggiata.
Nonostante questo pericolo, fin dall’inizio di questa vicenda il sacerdote ha invitato tutti a mantenere i toni bassi e a riflettere su quanto l’uomo sia abituato ad ingigantire i problemi che gli stanno vicino, fino a trasformarli in urgenze, e a ridurre fino a renderle così piccole da non vedere quelle emergenze che gli sono lontane e che apparentemente non lo riguardano. Nell’inserto di oggi il vicario generale suggerisce di utilizzare il criterio della “messa in sicurezza” non solo per i monumenti pericolanti, ma anche come uno dei capisaldi che animano il nostro quotidiano. In particolare si chiede un occhio di riguardo ai bambini ricostituendo quei luoghi dove possano giocare con i loro coetanei sotto l’occhio attento di qualche adulto.
"Mettere in sicurezza non significa solo ingabbiare la torre, così che se crolla non cada addosso alla chiesa e alle case, significa promuovere una nuova visione di città. Per avere bambini ci vogliono case, non solo monolocali o uffici o b&b", ammonisce il priore. "Anche i lavoratori e gli universitari hanno bisogno di un alloggio economico e le periferie ne godrebbero più del centro”.
Insomma, occorre ripristinare quei cortili che sempre più spesso i giovanissimi desiderano e che, però, non rientrano nella nostra mentalità dato che il buon vecchio gioco del “nascondino” o del “guardia e ladri” non incentivano nessun consumo.
Pur non essendo citata una tirata di orecchie all’educazione digitale c’è, perché pur mettendo in una rete protetta i bimbi, nega a loro la capacità di costruire relazioni personali tenendoli in una sorta di isolamento non virtuale ma effettivo. Il discorso potrebbe sembrare molto slegato dal dibattito su come tutelare le Due Torri, ma in realtà ne definisce il vero obiettivo nel lungo periodo. Conservare i monumenti in una società che non ha futuro in quanto non è in grado di prendersi cura di se stessa alla fine risulta essere una azione utile solo nell’immediato.