Volevano lo scontro a tutti i costi. Lo hanno cercato anche dopo aver visto accolte le proprie richieste. E così facendo, ancora una volta i collettivi bolognesi hanno dimostrato di avere un unico interesse, ben oltre le parole di pace invocate: generare tensione e caos. La manifestazione dei collettivi studenteschi, in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Accademico, era stata convocata per le 15 in piazza Verdi. Da qui, non più di duecento ragazzi, tra attivisti di Cua, Cambiare Rotta, Osa e Giovani palestinesi, poco prima delle 16 sono partiti in corteo alla volta di via Indipendenza, diretti in via De’ Monari, dove era in corso l’iniziativa, alla presenza, oltre che del rettore Giovanni Molari, anche del ministro dell’Università Anna Maria Bernini e dell’ex premier della Nuova Zelanda Jacinda Ardern.
La contestazione aveva al centro il conflitto israeliano in Palestina: "Fuori Israele dall’Università" e "Palestina libera", le parole scandite al megafono dai ragazzi, con le bandiere palestinesi in mano. Lo scopo del corteo era proprio portare questa protesta all’interno del teatro Manzoni, attraverso un comunicato che gli studenti chiedevano di leggere dal palco. Visto che una piccola rappresentanza di Cambiare Rotta, dopo essersi accreditata ufficialmente, era riuscita nello scopo, quelli di Cua hanno deciso di non poter essere da meno: dopo le proteste, sono così partite le trattative tra attivisti e Digos, concluse con la decisione di far entrare alcuni studenti per leggere il loro testo. Così è stato. Alcune ragazze sono state accompagnate al Manzoni, mentre gli altri restavano in presidio in via Indipendenza. Tuttavia, benché la loro richiesta fosse stata assecondata, i manifestanti hanno continuato ad alimentare la tensione, con vari pretesti. L’intento di arrivare, in comunque caso, a uno scontro era chiaro: all’altezza di via Bertiera era disposto il cordone di polizia, a bloccare la strada al corteo.
Gli studenti si sono avvicinati, prima strattonando gli agenti della Digos, frapposta tra Reparto mobile di Padova e antagonisti. Poi hanno spinto ancora di più, fino a venire a contatto con il cordone del servizio d’ordine. A questo punto, i poliziotti hanno respinto l’assalto, con una carica di alleggerimento che ha fatto retrocedere i duecento. Ma solo per un momento. Poco dopo, infatti, i manifestanti sono tornati a farsi avanti, questa volta lanciando anche bottiglie di vetro e scarpe, con gli agenti a respingerli con scudi e manganelli. Due i poliziotti rimasti feriti. In questi momenti di confusione, dalle file del corteo si è separato un uomo, in stato di alterazione alcolica, che ha scagliato contro i poliziotti un cestino dei rifiuti. Costui, non uno studente ma uno dei soggetti gravitanti in piazza Verdi, è stato bloccato e atterrato dai poliziotti del reparto: era molto agitato e tirava calci. Una volta calmatosi, è stato affidato a un suo amico ed è tornato nel corteo. La situazione è rientrata quando le attiviste hanno iniziato a parlare in teatro. E malgrado le proteste per l’interruzione del discorso da parte del rettore, da quel momento in poi non si sono più registrati disordini. I duecento sono ripartiti verso la zona universitaria e, dopo aver ‘sanzionato’ con delle scritte il Rettorato, hanno concluso la serata al 32 di via Zamboni. Questo, mentre i poliziotti della Digos hanno già avviato gli accertamenti per individuare i responsabili degli scontri, che risponderanno, a vario titolo, di resistenza, lesioni a pubblico ufficiale, lancio pericoloso di oggetti e danneggiamento. Il questore Antonio Sbordone, che ha anche fatto un passaggio nella manifestazione, ha espresso la sua solidarietà ai poliziotti coinvolti negli scontri, sottolineandone la professionalità dimostrata nella gestione della giornata.