di Benedetta Cucci
Flavio Favelli, artista di fama internazionale, classe 1967, ha nella sua biografia una parentesi, che si chiama "esame di maturità". Una parentesi?
"I miei cinque anni di superiori li ho fatti in una scuola che non mi è mai interessata. E quindi l’esame di maturità è stato un periodo molto travagliato".
Fu obbligato dai genitori?
"No, feci l’Istituto Serpieri per contrariare mia madre e a questo punto è doveroso fare un passo indietro e parlare delle mie scuole medie".
Ci racconti.
"Ho fatto le Rolandino de’ Passaggeri, dove mia madre insegnava italiano. Quando agli altri dicevano ‘Se fai l’asino, ti do una nota’, a me toccava: ‘Se fai l’asino chiamo, tua madre’. Considerando che allora quella era una buona scuola, finita la terza media – pur avendo vicino casa il Sabin e il Galvani – scelsi l’Istituto Tecnico Agrario Serpieri a Corticella. Forse quella fu la mia prima operazione artistica, anche se non me ne resi conto. Anche se poi in quell’istituto ho conosciuto un mondo che non avrei mai incontrato altrimenti, dopo cinque anni di encefalogramma piatto mi iscrissi a Storia Orientale".
Cosa portò all’esame?
"Ricordo di aver vissuto cinque anni di angoscia, anche perché ero timidissimo, un po’ introverso, e all’esame fui uno dei primi a essere interrogato, perché uscì la lettera ‘D’ e io ero la ‘F’. C’era chimica e per il resto è tabula rasa, a parte il professore di chimica della commissione che era il classico professore di chimica meridionale, con tutti gli stereotipi. Non ricordo nemmeno più cosa ho reso, perché poi nella vita, dalla fine dell’università all’inizio della mia carriera d’artista, non ho mai dovuto presentare un curriculum. Diciamo che ho rimosso".