MARCO BEGHELLI
Cronaca

Frizza: "Con Verdi una sintonia straordinaria"

Il direttore d’orchestra sarà sul podio del Comunale Nouveau da domani con ’Un ballo in maschera’: allestimento di Meneghini

Riccardo Frizza dirige il capolavoro di Verdi ’Un ballo in maschera’, da domani fino al 19 aprile al Comunale Nouveau

Riccardo Frizza dirige il capolavoro di Verdi ’Un ballo in maschera’, da domani fino al 19 aprile al Comunale Nouveau

È atteso per domani (al Comunale Nouveau, ore 18) il debutto dell’opera ’Un ballo in maschera’ di Giuseppe Verdi, nell’allestimento di Daniele Menghini già presentato lo scorso autunno a Busseto, nell’ambito del Festival Verdi. Repliche fino al 19 aprile. Nel primo cast, Fabio Sartori, Amartuvshin Enkhbat e Maria Teresa Leva (che sostituisce l’indisposta Anastasia Bartoli). Sul podio Riccardo Frizza, noto al pubblico italiano come esperto di Rossini e Donizetti, ma che negli ultimi mesi ha diretto a Bologna titoli di ben altra natura: ’Werther’, ’La fanciulla del West’, la Quinta Sinfonia di Mahler. Ed ora Verdi.

Un cambiamento di rotta artistica?"In realtà – risponde Frizza – Verdi è l’autore cui ho dedicato più tempo nella mia vita: debuttai nel 2001 proprio con il suo ’Rigoletto’ e ho oggi all’attivo 23 opere delle sue 27. Certamente il tanto Rossini dei primi anni e ora la direzione del Festival Donizetti Opera mi collocano nell’area del Belcanto; ma la sintonia con Verdi è totale. Trovo nelle sue partiture quella concretezza e pragmaticità dell’uomo che lo accomunano al mio sentire: vengo dalla bassa bresciana, la campagna padana ci accomuna. Ricordo la visita fatta, da bambino, ai luoghi verdiani: mi sentivo a casa, perché erano del tutto simili ai miei paesi".

E ’Un ballo in maschera’?"Di Verdi m’affascina la capacità di sintesi. Il ’Ballo’ è una grande sintesi drammaturgico-musicale fra il tragico e il comico, fra lo stile italiano e quello francese, fra l’antico e il moderno. Di un genio, non si può mai dire ‘l’opera più bella’, ma quando ce l’hai in mano ti accorgi che lì non c’è nulla da buttare: davvero capisci quando Verdi affermava ‘Le mie note, belle o brutte che sieno, non le scrivo a caso’".

A Bologna c’è l’abitudine della doppia compagnia in recite alternate. Il direttore produce due concertazioni diverse o sono i cantanti che si adattano?"Entrambe le cose. L’esecuzione di un’opera è un grande compromesso, fra persone che vivono momenti e stati d’animi diversi. Il direttore propone una propria unità concettuale, ma la concertazione minuta deve poi essere fatta sulla vocalità dei singoli cantanti, mettendoli in condizione di esprimersi al meglio, assecondandone le necessità esecutive. Forzare la natura delle loro voci porta quasi sempre a risultati insoddisfacenti".

Si lamenta che oggi i registi d’opera abbiano il pieno potere, anche sui direttori."I registi che vogliono apportare del ‘nuovo’, alcune volte ci riescono, molte altre non ce la fanno. Quando propongono un concetto forte, ricavato direttamente dal testo, di solito il gioco funziona e il direttore d’orchestra può trattare col regista per qualche aggiustamento; ma quando il concetto è astratto e lo si vuole sovrapporre al testo con la forza, crolla tutto. Se uno spettacolo è per sua natura poco intelligente e malfatto, il direttore può far poco".