Bologna, 22 gennaio 2022 - Oltre ogni ragionevole dubbio, è il principio. Ma qualcosa, a volte, stride. Una sensazione a pelle. Un ragionamento personale, che va oltre la verità cristallizzata in tre gradi di giudizio. Come il fondiglio che resta nella bottiglia, difficile da eliminare. Ma quello scrupolo non basta a far riaprire un processo. "Ci vogliono elementi valutabili, la revisione di un processo è una decisione dei giudici rara". A dirlo è la signora in giallo italiana, giornalista, autrice e conduttrice di ‘Che fine ha fatto Baby Jane?’ e della trasmissione cult ‘Storie Maledette’. Franca Leosini si era occupata personalmente di Sonia Bracciale in una puntata di quest’ultimo programma, trasmessa a giugno 2020. E adesso che l’istanza di revisione del processo chiesta da Sosò, la ‘vedova nera’ di Anzola, condannata a 21 anni e 2 mesi come mandante dell’omicidio del marito Dino Reatti avvenuto dieci anni fa, è stata accolta, è "molto curiosa di vedere cosa succederà".
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Dottoressa Leosini, è sorpresa da questo sviluppo inatteso?
"La mia non è certamente un’esperienza di breve respiro. Delle 98 vicende di cui mi sono occupata per ‘Storie Maledette’ questa è la prima per cui si apre un processo di revisione. Conto che la difesa della Bracciale abbia presentato degli elementi consistenti, per convincere i giudici".
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Da quanto anticipato dall’avvocato Gabriele Magno, senza scoprire troppo le carte, Giuseppe Trombetta, principale accusatore di Sosò, avrebbe ritrattato. Poi c’è la famosa intercettazione in caserma, di cui si dà una nuova lettura...
"Ricordo il ruolo di Trombetta nell’omicidio e nell’inchiesta. Questo secondo elemento invece mi sembra debole. Ma avranno fornito sicuramente ai magistrati degli indizi su cui poter fare una scelta. Ribadisco, è un fatto eccezionale che si riveda un processo. Quello della Bracciale era stato sostanzialmente un processo indiziario. Con questo non voglio dire che non ci fossero elementi, visto che si è arrivati, in tre gradi di giudizio, a una sentenza di condanna, oltre ogni ragionevole dubbio, e che in Appello la pena è stata anche aumentata... Ricordo ad esempio il dettaglio del ‘cicchetto’ fatto bere alla sorella astemia per stordirla la sera del delitto".
Al di là della verità processuale già scritta, che impressione si è fatta di questa vicenda?
"Nelle trasmissioni cerco sempre di non far trasparire quello che penso io, bisogna attenersi agli atti. Ma qualche dubbio sulla colpevolezza di Sonia Bracciale l’ho avuto anche io, mi sono posta delle domande".
Quando l’ha incontrata alla Dozza, che donna si è trovata davanti?
"Una donna simpatica e intelligente. Non una qualunque. Una conscia di avere grossi poteri seduttivi, che sapeva far fruttare".
La famiglia di Reatti la definisce una manipolatrice, l’avvocato di parte civile Marcello Marasco dice che Sosò è una che "non si arrende".
"Che non si arrenda è normale, ci sono in gioco la sua vita e la sua libertà. La revisione del processo per Sonia Bracciale è sicuramente una grande soddisfazione, lei che ha sempre detto di voler uscire dal carcere da innocente. Tra l’altro, lei è detenuta ormai da 10 anni, ha scontato quasi la metà della sua pena. E nel corso di questo nuovo processo, che non sarà breve, resterà in carcere. Se pure dovesse uscirne assolta, ha scontato già una lunga condanna. Avrà un grosso risarcimento. Ma nessuno la risarcirà degli anni della sua vita perduti".