ANDREA BONZI
Cronaca

Frabboni, a un mese dall’addio: “Continuerà a influenzare la pedagogia”

Il ricordo di amici, colleghi e istituzioni ieri in Cappella Farnese, nel trigesimo dalla scomparsa. “Un gigante che sapeva coniugare teoria dell’educazione e prassi”

Cappella Farnese durante il ricordo del professore Franco Frabboni, scomparso il 17 maggio scorso

Cappella Farnese durante il ricordo del professore Franco Frabboni, scomparso il 17 maggio scorso

Bologna, 19 giugno 2024 – “All’ultima lezione di Franco Frabboni, i suoi studenti lo salutarono vestiti da metafore della Pedagogia”. La professoressa Rita Casadei conclude così il lungo pomeriggio di ricordo organizzato in Sala Farnese da Alma Mater, Comune di Bologna e città metropolitana per celebrare il trigesimo della scomparsa di Franco Frabboni, luminare e pioniere della Pedagogia italiana, già presidente della Facoltà di Scienze della Formazione nella più antica università del mondo. L’aneddoto – uno dei tanti che sono stati raccontati lunedì da amici, collaboratori e colleghi – racconta molto di Franco Frabboni, della sua capacità di coniugare l’insegnamento della Pedagogia con l’ironia e l’invenzione linguistica, ammaliando generazioni di studenti.

Altra sua caratteristica, quella di unire il ragionamento teorico e la prassi, ovvero di sporcarsi le mani cercando di risolvere i problemi concreti dell’educazione, battendosi sempre per un insegnamento di qualità, pubblico e laico, in senso autenticamente Gramsciano.

Così lo ricordano le istituzioni, presenti al massimo livello con il sindaco Matteo Lepore, l’assessore Daniele Ara e Simona Lembi per la città Metropolitana. Tutti e tre, con accenti diversi, hanno sottolineato l’impatto che Frabboni ha avuto nella nascita e nell’organizzazione della Scuola dell’infanzia a misura di bambino, dando vita a una ‘scuola bolognese della Pedagogia’ che lavorava a stretto contatto con le istituzioni. Il tutto, con una ‘propulsione’ e un vitalismo proprio della persona, definita da più parti come ‘vulcanica’ ed ‘inesauribile’ nel suo lavoro di ricerca, scrittura e insegnamento. Presente in platea, la famiglia: le figlie Barbara e Laura, i nipoti Agata, Alice e Simone.

Il ricordo che non t’aspetti arriva dal rettore Giovanni Molari, che ha conosciuto Frabboni quando ormai il professore era in pensione, perché si è ritrovato una delle due figlie come vicina di casa, dopo un trasloco. “Per me Franco Frabboni è stato uno di famiglia – ha detto Molari -. L’ho vissuto attraverso i racconti di Laura (una delle due figlie, ndr) e di Simone, suo nipote, in una dimensione diversa da quella accademica. E devo dire che mi sono state trasmesse l’affetto e la dedizione che lui aveva per le famiglia”. Per l’Alma Mater, non mancava anche la direttrice del Dipartimento di Scienze dell’Educazione, Ira Vannini

Sfaccettato anche l’intervento di Aureliana Alberici, ex assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Bologna a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, che ha definito Frabboni ‘un vero democratico, un pedagogista militante, un combattente che, nella nostra città, ha costruito un laboratorio mirato ad avere una scuola colta, di qualità, per i ragazzi”. Guardava avanti, Frabboni, e per il nuovo millennio “studiava forme di formazione continua, senza distinzioni di età, sesso o ceto sociale per contrastare le trappole della globalizzazione e delle tecnologie informatiche che portano l’istruzione solo a chi può permetterselo. Il futuro, diceva, si può e si deve conquistare ogni giorno”.

I ricordi sono un fiume in piena. Si alternano sul leggio, accanto al quale è stata allestita una pila di libri dello studioso che verranno poi distribuiti al termine dell’incontro, fluiscono liberi. È il turno di Franca Pinto Minerva, che tratteggia Franco come ‘amico, studioso, polemista e visionario’; poi quello del professore ordinario di Urbino, Massimo Baldacci, che rimarca “la capacità di sintesi tra teoria e prassi, che ne ha fatto un unicum nella nostra disciplina” e invita i presenti a prendere il testimone della “battaglia culturale di lungo corso intrapresa da Frabboni”.

Franco Cambi, Alessandro Mariani, Daniela Sarsini, professori dell’Università di Firenze, hanno mandato un ricordo scritto, letto dalla professoressa Manuela Gallerani, dell’ateneo di Bologna. “Proprio nel tempo attuale attraversato da molte e diverse crisi che creano confusione e disorientamento – è la conclusione dell’intervento, molto articolato –, lo stesso pensiero di Frabboni si fa sempre più orientato a ricordarci la necessità e centralità di una formazione umana e sociale per tutti e di cui la scuola può farsi operatrice nel suo modello moderno costantemente ripensato e attuato con impegno nobile”. La stessa Gallerani, poi, ha aggiunto un suo personale ricordo, definendo Frabboni "personalità eclettica e brillante: incline alla sfida e, insieme, animata dall’entusiasmo di raggiungere nuovi traguardi. Un collega generoso e leale, pronto a consigliare,  se interpellato, ma senza imporre il proprio pensiero e pronto ad offrire un parere lucido e disinteressato”. 

E, ancora, dal leggio hanno parlato Walter Tega che, insieme a lui, fondò l’Istituto Gramsci, ricordandone i primi passi e il rapporto fecondo tra i due, Davide Ferrari, che definisce Frabboni “un riformista continuamente alle prese con scritti e iniziative, ben lontano da quel vago estremismo accademico diffuso allora”, Benedetto Vertecchi, che fa un salto in avanti nel tempo e scommette “sull’influenza del pensiero di Frabboni nella Pedagogia dei prossimi decenni”, Gianmario Anselmi, che sottolinea “la volontà di dialogare con le altre discipline” e Bruno D’Amore, che è intervenuto addirittura da Bogotà, rammentando l’allegria e l’ironia dell’uomo Frabboni. Infine, il messaggio del pedagogista spagnolo Miguel Angel Zabalza: “Parlavamo di calcio, mi sembra di capire che Franco tenesse diverse squadre alla volta”. Con una sola nel cuore, confermano però i parenti: la Spal.